Vita sempre più breve per negozi al dettaglio

Il quadro di Unioncamere si fa ancora più fosco nel settore del commercio al dettaglio (con sede fissa) perché se chiudono anche imprese che hanno una lunga storia imprenditoriale alle spalle quelle più recenti sembrano destinate ad avere una vita sempre più breve: in Basilicata a giugno 2014 hanno abbassato la saracinesca il 33,7% delle imprese iscritte nel 2010, il 26,8% di quelle iscritte nel 2011 e il 18,4% delle imprese iscritte nel 2012. Lo riferisce la Confesercenti di Potenza sulla base delle tendenze in atto e dei precedenti monitoraggi dell’Osservatorio Confesercenti sul Commercio al Dettaglio, stimando che, complessivamente nel Paese, nel bimestre luglio-agosto 2014, circa 5.400 imprese del commercio al dettaglio in sede fissa abbiano cessato l’attività. Secondo le nostre rilevazioni – è scritto nella nota della Confesercenti – la crisi ha accorciato notevolmente la vita delle imprese del commercio: a giugno 2014 oltre il 40% delle attività aperte nel 2010 è già sparito. Un’impresa su quattro dura addirittura meno di tre anni. La nostra associazione – afferma Prospero Cassino, presidente Confesercenti Potenza – ha attivato diversi servizi per aiutare gli imprenditori in difficoltà, ma non tutti richiedono un’assistenza. A volte per pudore: per molti la chiusura dell’attività in cui hanno lavorato per tutta la vita, magari insieme alla famiglia, è una sconfitta personale. Per questo qualcuno chiude senza clamore, magari approfittando delle ferie. In qualche caso è stato il mancato rinnovo della tessera all’associazione ad annunciarci la scomparsa di un’impresa. Motivo in più – dice Cassino – per sostenere l’accorato appello del Presidente di Unioncamere Lamorte a chi ha competenze e ruoli istituzionali a non distrarsi ulteriormente. Per Confesercenti l’avvio del 2014 è stato peggiore di quanto ci si aspettava. Anche la stagione dei saldi ha avuto risultati generalmente al di sotto delle aspettative, anche se con grandi differenze territoriali. Siamo entrati nel terzo anno di crisi del commercio, e molte imprese semplicemente non ce la fanno più, schiacciate dalla diminuzione dei consumi delle famiglie e l’aumento della pressione fiscale. Spaventa, inoltre, la doppia batosta Tari/Tasi. Come se non bastasse, sui piccoli commercianti si è abbattuta dal 2012 anche la liberalizzazione delle aperture del commercio. Introdotta dal Salva-Italia del Governo Monti con lo scopo di rilanciare consumi e occupazione, è stata un vero flop: i previsti effetti benefici sono tuttora ‘non pervenuti’, ed il settore ha perso tra il 2012 e il 2013 oltre 100mila posti di lavoro tra imprenditori e dipendenti, registrando allo stesso tempo 28,5 miliardi di minori consumi di beni da parte delle famiglie.