Filosofia 2.0, l’anima in occidente parte 1

PRESENTAZIONE A partire da questo mercoledì e per tutti i successivi mercoledì e venerdì del mese, Filosofia 2.0, la rubrica di divulgazione e riflessione filosofica ideata e curata da Daniele Meglioli, guiderà i lettori in un affascinante viaggio a puntate alla scoperta delle origini della parola “anima”. Ripercorreremo i tratti salienti dell’evoluzione di questo concetto, soffermandoci in modo particolare sui punti di snodo tra Oriente e Occidente, per capire quando, come e perché queste due grandi parti di mondo, un tempo culturalmente unite, siano oggi tanto diverse. Scopriremo che, sorprendentemente, il concetto di “anima” non nasce nella tradizione giudaico-cristiana, in quanto esso fonda le proprie radici in un periodo ben più antico di quello cristiano e, inoltre, tale concetto non nacque in un contesto religioso ma, bensì, filosofico. Un viaggio alla scoperta delle radici della nostra storia ma, soprattutto, un viaggio alla scoperta delle radici del nostro modo di pensare: un viaggio tra laicità e cristianità per capire perché oggi, anche i più atei, non possano non dirsi cristiani.   INTRODUZIONE [L’anima in numeri] Digitando la parola “anima” sul motore di ricerca Google appaiono oltre 24 milioni di risultati nella sezione Web e addirittura 50 milioni di filmati nella sezione Video; il dizionario Treccani ne riporta 6 diversi significati, ulteriormente suddivisi in ben 20 accezioni e sfumature di senso. Numeri davvero impressionanti ma facilmente spiegabili se si pensa che l’anima è uno dei concetti più antichi ad essere stati elaborati dal pensiero umano. Ma quando nacque il concetto di anima? Chi lo ha inventato e con quale finalità? Com’è cambiato e come si è evoluto nel corso dei secoli? Cos’era l’anima un tempo e cos’è oggi? Rispondere a queste domande significa tracciare, seppur a grandi linee, la storia dell’Occidente, questo perché, possiamo già dirlo, l’Occidente sarebbe ad oggi filosoficamente incomprensibile senza il concetto di anima o meglio, sarebbe indecifrabile senza la contrapposizione dualistica anima-corpo, che rappresenta il vero fondamento della cultura occidentale. Scopriremo che siamo platonici e cristiani anche senza esserne consapevoli, anche senza volerlo: noi occidentali utilizziamo infatti buona parte delle categorie di pensiero del filosofo greco Platone e della religione cristiana nella nostra quotidiana visione del mondo. PER FARE IL PUNTO! La cultura occidentale non sarebbe comprensibile senza la contrapposizione dualistica anima-corpo: essa è tuttavia erronea e la ricostruzione storica della sua genesi lo dimostra.  La mentalità dualistica, che vede l’uomo diviso in anima e corpo, è un retaggio culturale derivante dalla filosofia platonica e dal Cristianesimo: molte delle categorie interpretative platoniche e cristiane sono oggi infatti persuasione diffusa.   TRA ORIENTE E OCCIDENTE [Un originario ordine comune] “Le cose tutte quante  hanno ordine tra loro, e questo è forma  che l’universo a Dio fa simigliante”. (Dante Alighieri, Divina Commedia, Paradiso, Canto I, vv.103-105) La nostra ricostruzione dell’evoluzione del concetto di anima si concentra, come anticipato, sull’Occidente.  Tuttavia, è utile precisare quale fosse l’ordine che inizialmente accomunava Occidente e Oriente poiché, se è vero che l’Occidente seguì un percorso di sviluppo culturale del tutto indipendente, è vero anche che mondo orientale e mondo occidentale condivisero, per un breve periodo, la stessa impostazione filosofica, lo stesso “sguardo sulla realtà”. Le due grandi parti di mondo, oggi così profondamente diverse, si fondavano, agli albori della loro costituzione, sulla convinzione secondo cui l’uomo è parte del quel Tutto che lo circonda. Umberto Galimberti ci dice a tal proposito che anticamente “erano il cielo e il movimento delle stelle a raccontare la sua storia [dell’uomo]”. Il pensiero aurorale del periodo assiale (così come lo chiamerà il filosofo fenomenologo Karl Jaspers) cui facciamo riferimento non concepiva il mondo solo in termini fisici, ma anche e soprattutto in termini di quell’armonia cui l’uomo, in quanto parte del Tutto, è chiamato ad integrarsi. L’esistenza umana trovava così il suo fine, il suo scopo, nell’adattarsi a quel Tutto ordinato (in greco kosmos) che era il mondo.  Ottimo esempio di questo approccio filosofico nell’interpretazione del reale è fornito dall’immagine della polis, la famosa città-stato greca: essa è infatti il corrispondente terrestre dell’ordine celeste. “L’ordine storico-politico era pensato in funzione dell’ordine cosmico universale” continua Galimberti. Per capire ancora meglio questa relazione mondo-polis, si può pensare al fatto che Platone, e in generale i filosofi antichi, guardassero il cielo ricercando in esso l’ispirazione per la formulazione delle norme costitutive dell’etica umana e della gestione della cosa pubblica, ovvero la politica. Scrive a tal proposito Platone: “Anche quel piccolo frammento che tu rappresenti, o uomo meschino, ha sempre il suo intimo rapporto con il cosmo” (Platone, Leggi, Libro X, 90). Tuttavia quest’ordine comune e originario si spezzò: il suo frantumarsi segnò il distacco tra le due culture e, in particolare, il progressivo predominio della cultura occidentale su quella orientale. PER FARE IL PUNTO! Anticamente Oriente ed Occidente condividevano la stessa impostazione filosofica secondo cui l’uomo è parte di un Tutto cui deve tendere e conformarsi: le leggi della polis sono pertanto dedotte scrutando il cielo, concepito come fonte legislativa civile e morale.