Yara Gambirasio, le prove della colpevolezza di Massimo Giuseppe Bossetti

Massimo Giuseppe Bossetti rientrava nel gruppo di soggetti che gli investigatori avevano individuato come coloro che potevano essere, in qualche modo, coinvolti nel delitto. Una cerchia piuttosto ampia e che poi si è progressivamente ristretta. Secondo quanto è stato possibile apprendere, nel provvedimento di fermo si contesterebbe il fatto che il cellulare di Bossetti è risultato tra quelli che avevano impegnato la cella della zona dove è stato trovato il cadavere, nell’ora in cui sarebbe avvenuto l’omicidio. Quindi l’uomo si trovava proprio lì, in un raggio di spazio sufficientemente circoscritto, nel momento in cui Yara Gambirasio veniva ammazzata.

Inoltre Bossetti è un muratore e questo ha contribuito ad addensare i sospetti su di lui. Le indagini si sono infatti concentrate, in particolare, su chi all’epoca lavorava nel mondo dell’edilizia. Questo a causa delle polveri di calce trovate sul corpo e, soprattutto, nelle vie respiratorie della tredicenne.

Il cerchio si è stretto grazie ad indagini che si sono concentrate sul quadro relazionale di Giuseppe Guerinoni, l’autista di Gorno morto nel 1999 e individuato come il padre illegittimo dell’assassino. Gli investigatori, attraverso l’acquisizione di decine di testimonianze, hanno cercato di individuare la donna che avrebbe avuto una relazione con l’uomo e, infine, l’hanno trovata.

E’ stato ricavato il dna di Bossetti e la compatibilità con la traccia di sangue trovata sul corpo di Yara lo avrebbe definitivamente incastrato.