Rischio sismico, Toscana all’avanguardia mappata la metà del territorio

Ad oggi circa la metà del territorio toscano dispone di studi ed indagini di microzonazione sismica, il primo passo per poter suddividere i centri abitati secondo la pericolosità sismica del suolo e dettare le prescrizioni per ridurre al minimo i danni in caso di terremoto.

Il risultato, che pone la Toscana tra le regioni più avanzate per questo tipo di studi in Italia, è stato annunciato nel corso del convegno su “Le attività regionali per la microzonazione sismica in Toscana” che si è tenuto presso il Cenacolo di S. Apollonia a Firenze.

“Quello raggiunto negli ultimi tre anni – ha spiegato l’assessore regionale all’ambiente e alla prevenzione del rischi sismico, Anna Rita Bramerini – è un ottimo risultato. Entro il 2017 intendiamo completare la zonizzazione di tutto il nostro territorio grazie ad un investimento complessivo di 2 milioni di euro. Voglio evidenziare il buon lavoro compiuto dagli uffici regionali anche per ciò che riguarda gli studi sui circa 1.500 edifici pubblici che ci sono stati segnalati dai Comuni. Ad oggi abbiamo effettuato indagini conoscitive su oltre 1.100 di questi che hanno portato ad interventi di messa in sicurezza su 250 strutture con un investimento di 145 milioni di euro”.

Finora la zonazione ha riguardato soprattutto i comuni della fascia appenninica, quella a maggior rischio, mentre quella costiera (a bassa pericolosità) non necessità di questo tipo di studi. Resta da intervenire soprattutto nella fascia centrale del territorio regionale.

L’attuale quadro conoscitivo permette di individuare quali sono, all’interno di ogni comune, le aree abitate a minore o maggiore pericolosità, così da dettare norme più stringenti dal punto di vista edilizio. L’indagine si è concentrata sui centri cittadini, sui paesi e sulle frazioni ed ha invece trascurato quelle boschive o non abitate.

Gli investimenti per gli interventi di messa in sicurezza degli edifici pubblici censiti hanno riguardato per il 63% le scuole, per il 19% comuni, caserme, prefetture e altri edifici pubblici, per il 5% gli ospedali, e per il 13% altri edifici adibiti a funzioni pubbliche.

“Stimiamo che per completare la ricognizione del patrimonio pubblico e per metterlo interamente in sicurezza – ha concluso l’assessore Bramerini – siano necessari altri 450 milioni di euro. In un periodo di difficoltà economica come quello attuale non è facile reperire queste risorse. Proprio per questo motivo, sia in questo settore sia per la tutela dal rischio idrogeologico, abbiamo in programma di intervenire ogni anno con le risorse disponibili, così da raggiungere livelli di sicurezza sempre più elevati attraverso un lavoro costante e duraturo come prevede il PAER”.