Grande partecipazione al concerto di fine anno della scuola Primaria di Mileto

VV MILETO concerto PrimariaIl ruolo e la funzione della scuola nei processi pedagogici ed educativi si rivelano, in particolar modo,  in determinati contesti e occasioni, come quelli in cui vengono coinvolti docenti, discenti e famiglie. Il lavoro quotidiano portato avanti, molto spesso silenzioso e invisibile da molti educatori, al di fuori dei riflettori e dei clamori mediatici, è quello che meglio riesce a penetrare più in profondità e a far crescere una coscienza etica e la sensibilità verso il sentimento della bellezza, senza i quali non può essere concepita la comunità umana, la dignità della persona e il progresso della civiltà. Tutto questo si coglie negli “spazi aperti” in cui si incontrano e si declinano le vocazioni personali con quelle collettive, dove si generano le identità dinamiche della comunità scolastica con quella sociale, che sono alla base per una vera crescita culturale e civile.

 In questa luce, un importante messaggio lo hanno consegnato gli allievi della scuola Primaria “Morabito”dell’istituto comprensivo di Mileto durante la II edizione del concerto di fine anno “Canto anch’io” (svoltosi all’anfiteatro del Campo Boario nei giorni scorsi). Gli oltre 150 bambini sono stati protagonisti assoluti sulle note di brani che fanno parte del repertorio dello Zecchino d’oro, come “Il più grande motore”, “Goccia dopo goccia”, “il silenzio”, “Grazie a te”, ” Prova a sorridere”, “Né bianco né nero”, “Ti regalerò un sogno”, “Un punto di vista strambo”, mentre “Il cerchio della vita” è la colonna sonora del film “Il re leone” cantata da Ivana Spagna e “Preghiera” interpretata da Andrea Bocelli.

Il grande coro di voci bianche ha saputo trasmettere sentimenti ed emozioni ai tantissimi presenti. Soddisfazione ed entusiasmo hanno pervaso tutti facendo comprendere come le forme espressive con il loro linguaggio universale, sanno comunicare significati e valori che formano in profondità la coscienza etica ed estetica di bambini e adulti, ma soprattutto insegnano a trovare accordi comuni e collettivi, a conoscere e riconoscere l’autentica emozione che si prova nel condividere un impegno che si traduce in un momento corale. A questo si aggiunge il significato formativo. Infattila manifestazione è stata improntata  all’insegna dei valori fondamentali per il futuro di ogni comunità e che vede la scuola di Mileto in primo piano nella sua attività didattico-educativa. Il leit-motiv che ha percorso il concerto, aperto con l’inno di Mameli, sotto la direzione del maestro Domenico Ventrice, è stato incentrato sulla dignità della persona e sul senso dell’amore, con la finalità di aprire l’orizzonte delle nuove generazioni alla fiducia, alla solidarietà e al rispetto dell’altro, come hanno sottolineato lo stesso maestro Ventrice, la dirigente scolastica Giuseppina Prostamo e la vicaria Maria Malfarà. “Ho voluto dare questo taglio al concerto perché la scuola non può omologarsi e parlare anch’essa di sola crisi economica, ha spiegato Ventrice nel suo intervento. “La scuola ha il dovere di denunciare la vera crisi dei valori e richiamare a sentimenti  come la solidarietà, l’amore, l’umiltà, il rispetto. Basta col pensare ciò che non c’è più. Dobbiamo ripartire con quello che abbiamo: i nostri bambini, le nostre famiglie e ritrovare i valori persi”. Questi significati hanno risuonato nelle parole della dirigente Prostamo, la quale ha voluto sottolineare in primis l’importante risultato raggiunto grazie ad un lavoro di squadra. “Quando la squadra è unita e lavora in sinergia, i risultati non possono che certificare la qualità e dire ad alta voce che la scuola primaria di Mileto è una scuola di qualità”. In questo senso, il richiamo ai valori veri, ha spiegato la Prostamo, “è un atto di responsabilità e di grande sensibilità”. Importante, infine, l’attenzione alla funzione e alle finalità educative che deve avere la scuola primaria, fatto da Maria Malfarà (vicaria). ”Anche quest’anno ci ritroviamo insieme a festeggiare la fine di un altro anno scolastico. Momento in cui la scuola vuole favorire in ognuno di noi delle riflessioni.  La domanda che insieme ci dobbiamo porre è questa: siamo sicuri di ascoltare i nostri bambini? La scuola denuncia la crisi dei valori attraverso i bambini che sono il futuro della nostra società. Essi meritano di essere ascoltati perché diversamente smetteranno di parlarci. E nel mondo parlerà solo l’arroganza e la prepotenza”.

La vera comunicazione umana trova il suo humus ideale nelle forme espressive, dove è possibile coniugare il linguaggio dell’arte con la sensibilità delle corde interiori. Questo significa “incontrare” suscitando linguaggi emotivi  e sentimenti, per far sentire la coralità, la partecipazione attiva ad un progetto, e dove il soggetto diventa protagonista e non resta un mero “oggetto” estraneo ed estraniato, uno sterile e anestetizzato ingranaggio del “Grande Meccanismo” costruito per rendere l’essere umano vittima predestinata di un’entità invisibile. Ecco che suscitare coscienza oltre che conoscenza ed esperienza, è diventato un imperativo. In questa prospettiva, rimettere al centro “i valori” e il ruolo della scuola, richiamati negli interventi della dirigente Prostamo e dei docenti Ventrice e Malfarà, come impegno e missione – ed in cui la cultura diventa misura – del proprio operare e cooperare, è l’unica via per restituire la speranza usurpata alle nuove generazioni.  Lo sguardo oggi è senza prospettive, è miope, non sa definirsi in un orizzonte libero, non sa “contemplare”: non vede l’azzurro che immerge il paesaggio nella lontananza e fa viaggiare il pensiero e l’anima, ma il grigio della meschinità e del cinismo che offusca la vista, che chiude gli occhi nell’egoismo, che brucia ideali e sogni.  L’unico spazio a cui aspira l’uomo – senza più ispirazione – è quello contenuto nel “darvinismo sociale”: una nuova selezione della razza, dove il più forte,il più furbo, il più scaltro e chi ha acquisito l’arma della spregiudicatezza e della spietatezza, si fa largo per mostrare la propria tracotanza e arroganza, messa sul mercato  come potere e abilità;  chi invece è umile e promuove e persegue il bene collettivo, rimane ai margini, rassegnato alla sconfitta o al martirio. Tornano alla memoria le parole di Corrado Alvaro in Ultimo diario: “La disperazione più grave che possa impadronirsi di una società è il dubbio che vivere onestamente sia inutile”.

Questo meccanismo sociale e modello culturale, che si è trasformato in sistema, ha portato l’uomo a compiere orrori, crimini e ingiustizie. Basti leggere la storia recente e meno recente e guardare ai comportamenti e alla condizione in cui versa la nostra società: crisi, disperazione, corruzione, ingiustizia, disonestà, inquinamento della natura e dell’anima. Pochi uomini diventano sempre più ricchi e una moltitudine di esseri umani restano indifesi, senza speranza, uccisi nello spirito prima che nel corpo. Su quali basi ricostruire la “humanitas” con lo sguardo aperto al futuro e in cui ogni essere umano  possa liberamente e consapevolmente progettare il proprio destino nel rispetto dell’altrui libertà? Questa è la vera sfida e la grande responsabilità a cui è chiamata la società nel suo complesso e la scuola in particolare. Un compito ancora più arduo per i docenti della scuola primaria, in una fase in cui il bambino comincia a formare la sua sensibilità e ad acquisire gli strumenti fondamentali per imparare a conoscere e riconoscere e a comprendere i linguaggi che lo circondano e con cui si esprime, ma in una condizione di estrema fragilità emotiva e psicologica, che certo nessuna “selezione invalsi” può mai testimoniare, certificare o testare.