Roma, piano per il sostegno abitativo stop ai residence, più aiuto ai disagiati

case popolari nuoveSistemazione adeguata per le famiglie particolarmente disagiate, grazie al Saat (Servizio Assistenza Alloggiativa Temporanea); buono casa; contributo all’affitto, da erogare attraverso i Municipi. Questi i capisaldi del “piano d’intervento per il sostegno abitativo” approvato dalla Giunta capitolina e presentato in Campidoglio dal sindaco Ignazio Marino e dall’assessore alla Casa Daniele Ozzimo.

Gli obiettivi del piano: stop alla concentrazione del disagio abitativo in singole grandi strutture (i cosiddetti “residence”); recupero di capacità d’azione per le famiglie in “precarietà abitativa”; personalizzazione degli interventi; razionalizzazione delle risorse, ovvero minore spesa a fronte di un servizio migliore. I numeri che fotografano il problema a Roma: 40mila famiglie in emergenza abitativa, di cui 35mila in stato di precarietà (che cioè hanno un reddito insufficiente a pagare un mutuo o un affitto) e cinquemila in condizioni di precarietà assoluta (cui è totalmente preclusa la possibilità di vivere in uno spazio dignitoso e sicuro).

Per il piano, che ridisegna strumenti e finalità delle politiche abitative, ci sono oltre 12 milioni di euro di fondi regionali: 7 milioni 182mila euro per il 2013 e 5 milioni per il 2014 (da spendersi nel 2014 e nel 2015). Le risorse saranno così distribuite; 7.182.000 euro per l’assistenza abitativa temporanea, 2.755.600 euro per l’avvio del buono casa e 2.250.000 euro per il contributo all’affitto.

Il Saat, ovvero l’assistenza alloggiativa temporanea: in base al piano, Roma Capitale “prende globalmente in carico il nucleo familiare” con il ricovero temporaneo e con un piano personalizzato, basato su esigenze e risorse della famiglia, in coordinamento con i servizi sociali territoriali. Obiettivo, sostenere la famiglia verso il recupero dell’autonomia. I destinatari: famiglie che hanno dovuto lasciare la casa per calamità o a causa di sfratti esecutivi per morosità incolpevole; famiglie, ospitate nei 31 centri di assistenza temporanea (Caat) gestiti dal Dipartimento Politiche Abitative, che non sono nelle condizioni socio-economiche per accedere al buono casa (attualmente nei Caat ci sono in tutto 1.700 famiglie). Requisiti per avere l’assistenza: reddito massimo di 18mila euro nell’anno che precede la richiesta, non essere assegnatari di casa popolare né proprietari di altri immobili.

Buono casa: saranno erogati 5.000 euro una tantum e fino a 800 euro mensili per quattro anni (rinnovabili), a copertura del canone d’affitto. Obiettivi: “superare la vecchia politica di assistenza alloggiativa con strumenti mirati all’integrazione sociale e all’emancipazione dei nuclei familiari, favorire l’accesso al mercato privato delle locazioni, rendere autonome le famiglie”. Requisiti: avere la residenza in uno dei 31 Caat, reddito non oltre i 18mila euro nell’anno precedente la richiesta. Il buono non pregiudica i diritti acquisiti all’assegnazione di un alloggio Erp. Contributo all’affitto: l’obiettivo è “prevenire situazioni di emergenza abitativa, evitando che i nuclei familiari in difficoltà economiche diventino morosi”.

“E’ il pacchetto casa più completo d’Italia”, ha detto il sindaco Marino. Con il piano si intende “cambiare pagina rispetto al passato e ai residence. Per decenni”, ha sottolineato Marino, “sono state spese somme superiori ai 20 milioni di euro per tenere le persone nei ‘ghetti’ abitativi. E chi ci guadagnava erano imprenditori privati. Ora, invece, ci si basa sugli interessi dei cittadini più deboli”. L’assessore Ozzimo, dal suo canto, parla di un “cambio di passo” con “l’obiettivo di far stare meglio chi è in difficoltà e di garantire un’assistenza migliore”.