Firenze, all’aula bunker ricordato il magistrato Gabriele Chelazzi

“Un’indagine nasce sempre dal basso, dai piccoli indizi, poi cresce. Mai il contrario, mai innamorarsi di una tesi. Il magistrato deve essere sempre il primo difensore dell’indagato”. Così lavorava Gabriele Chelazzi, il magistrato ucciso da un infarto nella notte tra il 16 e il 17 aprile 2003, a soli 59 anni. È lui il pm che è riuscito a dare un nome e un volto ai responsabili delle stragi di Firenze, Roma e Milano del 1993, volute sicuramente da Cosa Nostra ma forse anche da altri ‘concorrenti esterni’. Oggi, a 11 anni dalla scomparsa, Firenze lo ricorda e ricorda le sue indagini sulle autobombe del ’93-‘94: l’attentato a Maurizio Costanzo (a Roma), la strage di via dei Georgofili a Firenze e quelle di via Palestro a Milano e le due di Roma, a San Giovanni in Laterano e a San Giorgio al Velabro (oltre al fallito attentato allo stadio Olimpico di Roma nel gennaio 1994 e al pentito Salvatore Contorno nell’aprile di quello stesso anno1994). L’occasione è stata l’iniziativa organizzata, questo pomeriggio all’aula bunker di Santa Verdiana, dall’associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili. All’incontro, ‘Educare alla legalità le nuove generazioni’, presieduto da Enrico Ognibene, presidente del Tribunale di Firenze, erano presenti Caterina Romagnoli Chelazzi, moglie del magistrato, l’assessora all’educazione e alla legalità, il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti, il procuratore generale Tindari Baglione, il procuratore di Firenze Giuliano Giambartolomei; Giuseppe Nicolosi e Alessandro Crini, entrambi sostituti procuratori della procura generale di Firenze, l’avvocato Danilo Ammannato, avvocato di parte civile nel processo per le stragi e Giovanna Maggiani Chelli, presidente dell’associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili. Premiato Paolo Badii, presidente dell’associazione Lance B. Grazie al lavoro di questo investigatore scrupoloso e a quello dei colleghi Piero Luigi Vigna, Francesco Fleury, Giuseppe Nicolosi e Alessandro Crini, boss e gregari di Cosa Nostra sono stati condannati definitivamente quali mandanti ed esecutori di quella stagione di terrore. Tra questi i capi della mafia siciliana condannati dalla corte d’assise di Firenze: Salvatore Riina, Bernardo Provenzano, Leoluca Bagarella, i fratelli Graviano, Matteo Messina Denaro. Il processo si aprì a Firenze il 12 novembre 1996 e si è chiuso in Cassazione il 6 maggio 2002: un ‘record’ nell’Italia delle stragi impunite. Negli ultimi anni Gabriele Chelazzi era entrato a far parte della direzione nazionale antimafia ed era stato distaccato nel capoluogo toscano per seguire ulteriori indagini sulle stragi mafiose: i cosiddetti ‘mandanti a volto coperto’ come li definì l’allora procuratore di Firenze Vigna. Quattro le inchieste aperte su questo fronte poi archiviate nel corso degli anni. I magistrati della procura hanno riaperto il fascicolo dopo le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza (killer di don Puglisi a Palermo e condannato per le stragi del ’93 dalla corte d’assise di Firenze). Chelazzi è stato insignito del Fiorino d’Oro della Città di Firenze.