L’Aquila, mazzette sulla ricostruzione quattro notabili in manette
Le indagini, effettuate da personale della squadra Mobile dell’Aquila in collaborazione con quelle delle Questure di Perugia e Teramo, hanno consentito di accertare, anche attraverso intercettazioni, l’esistenza di un presunto sistema di tangenti, radicato nel tempo e nel territorio, in particolare per i lavori di messa in sicurezza di edifici danneggiati.
La Polizia di Stato ha eseguito arresti e numerose perquisizioni nella provincia aquilana. La nuova inchiesta sul post terremoto, in codice “Do ut Des” o “Eagle Affair”, fa riferimento a tangenti che coinvolgono il Comune dell’Aquila su appalti legati alla ricostruzione post-terremoto del 6 aprile 2009. Le perquisizioni riguardano ditte, abitazioni e al Comune di L’Aquila nei confronti di attuali e ex assessori e funzionari pubblici aquilani ritenuti responsabili, a diverso titolo insieme a imprenditori, tecnici e faccendieri, di millantato credito, corruzione, falsità materiale e ideologica, appropriazione indebita su appalti legati alla ricostruzione post-terremoto.
Le perquisizioni si stanno concentrando in studi professionali ma soprattutto al Comune dell’Aquila in cui sono custoditi i progetti e i finanziamenti del post-terremoto. Secondo fondi investigative, uno dei funzionari coinvolti si sarebbe fatto regalare da alcune ditte impegnate nei lavori edili di ricostruzione, moduli abitativi provvisori (Map) che sarebbero poi stati rivenduti. Alcuni indagati, inoltre, si sono indebitamente appropriati, previa contraffazione della documentazione contabile, della somma di circa 1.250.000 euro, relativa al pagamento di parte dei lavori.