Bolzano, Fondi UE all’agricoltura ritarda la decisione sulla ripartizione nazionale

Gli assessori regionali all’agricoltura non sono riusciti a trovare entro Natale l’accordo riguardante la suddivisione dei fondi messi a disposizione dall’Unione Europea per il periodo 2014-2020. Non solo: nessuna intesa neppure per quanto riguarda le quote di cofinanziamento dello sviluppo agricolo (2° pilastro della politica agraria), e neanche per i contributi diretti (1° pilastro). Il presidente Durnwalder, competente per l’agricoltura, ha fatto il punto della situazione con la Giunta. La prima proposta sulla distribuzione dei fondi legati allo sviluppo agricolo avanzata dal Ministero è stata respinta non solo da Emilia-Romagna e Veneto, ma anche dalle due Province di Bolzano e Trento. La bozza, infatti, teneva troppo poco in considerazione il fatto che in Italia vi siano da un lato Regioni che hanno grandi problemi ad utilizzare in maniera efficiente i fondi europei, e dall’altro Regioni che spendono molto più di quanto viene loro assegnato.

Da questo punto di vista, la Provincia di Bolzano ha da anni un ruolo di leadership assoluta, a livello nazionale, per quanto riguarda l’efficienza della propria spesa. Si sono rivelate altrettanto insoddisfacenti, inoltre, le proposte riguardanti i contributi diretti agli agricoltori. Passaggio chiave della riforma della politica agraria europea doveva essere quello di incentivare una sorta di convergenza interna ed esterna dei contributi, riparametrandoli sulla base della superficie occupata, e armonizzandone l’elargizione sia fra gli stati membri, che all’interno degli stessi. Attualmente, in Italia, vi è un rapporto di 1:10 tra le varie regioni, con Bolzano, Trento e Aosta che sono in coda con contributi di circa 50 euro a ettaro. A ciò, inoltre, si aggiunge il fatto che l’abolizione delle quote latte, che entrerà in vigore nel 2015, rischia di mettere in difficoltà l’agricoltura di montagna, che necessità di un sostegno mirato. Ciò è stato riconosciuto anche dal Parlamento europeo, che nelle scorse settimane ha approvato a larga maggioranza una relazione dell’eurodeputato altoatesino Herbert Dorfmann, la quale non solo indica con chiarezza i pericoli che corre l’agricoltura di montagna, ma propone anche una serie di possibili misure.

La Provincia chiede che i contributi assegnati agli animali da latte nelle zone di montagna siano il doppio rispetto a quelli assegnati alle mucche che vengono allevate nelle aree non svantaggiate: si tratta dell’unica strada possibile se si vogliono avere effetti concreti in un territorio caratterizzato da aziende agricole di piccole e piccolissime dimensioni. “Inoltre chiediamo che in futuro i contributi diretti riservati agli agricoltori di montagna abbiano accesso prioritario  ai fondi di riserva nazionali, dato che le loro aziende non sono mai state sostenute in maniera adeguata e sufficiente dal primo pilastro del sistema di aiuti pubblici all’agricoltura”, sottolinea Durnwalder.