Gioia Tauro, confiscati 60 milioni a commerciante di prodotti di elettronica

Il provvedimento eseguito dalla Dia di Reggio Calabria riguarda beni per un valore di circa 60 milioni ad un noto imprenditore della piana di Gioia Tauro. La confisca è stata stabilita dalla Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria.

I beni erano già stati sequestrati nell’estate del 2009 su richiesta della Dda. Tra i beni oggetto di confisca figurano, diverse società operanti nel settore del commercio di prodotti di elettronica ed in quello edilizio nonché beni mobili ed immobili personali.

L’imprenditore, genero del boss della ‘ndrangheta Domenico Rugolo, è stato anche consigliere provinciale fino al 2005, vice sindaco e assessore ai Lavori pubblici e al Bilancio del Comune di Rizziconi fino al momento del suo scioglimento per infiltrazioni mafiose avvenuto nel luglio del 2000. Inzitari è finito al centro dell’inchiesta “Saline”, che ha svelato gli interessi del clan Crea nella costruzione del centro commerciale Porto degli Ulivi, e che per lui si concluderà con una condanna per concorso esterno in associazione mafiosa con il clan Crea. Per gli inquirenti, a dimostrare la vicinanza dell’uomo ai clan è stato anche l’omicidio del figlio, appena diciottenne, Francesco Inzitari ucciso nel dicembre del 2009 in un agguato di stampo mafioso che in molti hanno interpretato come una vendetta nei confronti del padre. Un anno prima, anche il cognato dell’imprenditore Nino Princi, era morto per le ferite riportate in seguito a un attentato.

Gli uomini del Centro operativo Dia di Reggio Calabria hanno eseguito il provvedimento di confisca, mettendo definitivamente il sigillo dello Stato su un patrimonio stimato, secondo gli attuali valori di mercato, in circa 60 milioni di euro, tra cui figurano, diverse società operanti nel settore del commercio di prodotti di elettronica e in quello edilizio nonché beni mobili e immobili personali.