Vibo Valentia, Umberto Zanotti Bianco un santo laico che appartiene alla grande comunità del Resto d’Israele

L’eredità umana, etica e culturale che Umberto Zanotti Bianco ha lasciato a 50 anni dalla sua morte avvenuta il 28 agosto del 1963, è di enorme importanza, per la costruzione del futuro. Il suo impegno umanitario e la sua opera culturale, se riletti al cospetto della crisi dei valori etici e civili che sta vivendo l’intero Paese, sono la risposta esemplare al declino morale e civile che si respira nelle istituzioni e nella società italiana. Questo illustre intellettuale ha incontrato la Calabria e la sua “perduta gente”, (“Tra la perdute gente” è uno dei sui libri che denuncia le condizioni di arretratezza della Calabria così come “Il martirio della scuola in Calabria”) subito dopo il disastroso terremoto del dicembre 1908.

Per rendere viva e vitale l’eredità della sua opera umana e culturale è stato organizzato dalla Delegazione Vibonese di Italia Nostra e dall’associazione culturale Alighistos, un incontro commemorativo che si è svolto nel pomeriggio di sabato 14, nella frazione di San Nicola de Legistis. Il luogo scelto è abbastanza emblematico: si tratta del sito (fondo Margherita) dove nel 1958 lo stesso Umberto Zanotti Bianco si è recato in quanto era stata ritrovata un’antefissa (risalente al V sec. a.C.), come racconta lui stesso in un articolo pubblicato nella rivista “Atti e Memorie della Società Magna Grecia” (1958) di cui era direttore. La maschera apotropaica – riprodotta dall’artista Raffaele Famà – è stata adottata come immagine-simbolo del “Testimonial Umberto Zanotti Bianco”, un riconoscimento istituito nel 2010 (dalla Delegazione Vibonese di Italia Nostra in collaborazione con l’associazione Alighistos)  per segnalare quelle personalità che si distinguono nel campo della tutela e della promozione dei beni culturali e ambientali. C. Un’attenzione alle realtà periferiche che testimonia la sensibilità che ha avuto Zanotti Bianco verso quelle località prive di storia per restituire loro memoria e identità. E’ proprio in virtù di questa attenzione che nel giorno della ricorrenza dei 50 anni dalla morte, a ricordo anche della sua presenza sul territorio di Limbadi, è stata prodotta istanza per l’intitolazione di una strada al grande intellettuale e archeologo piemontese (nato a Creta nel 1889)che l’Amministrazione comunale di Limbadi ha accolto con una delibera, come ha confermato lo stesso sindaco Francesco Crudo intervenuto nel corso della commemorazione.

Umberto Zanotti Bianco rappresenta un grande esempio di come l’Unità d’Italia si definisce non da un punto di vista politico, ma sotto il profilo culturale. Sono state tante le personalità del mondo culturale che hanno partecipato all’evento per commemorare l’illustre meridionalista. A discuterne e tracciarne un profilo e un ritratto, il presidente della Delegazione Vibonese di Italia Nostra Gaetano Luciano, Giacinto Namia, direttore della rivista “Rogerius” e Ispettore onorario per le antichità; lo scrittore Santo Gioffrè; Antonio Pugliese, docente all’Università di Messina; mons. Giuseppe Fiorillo, presidente di Libera – Vibo Valentia; Bruno Congiustì, direttore della rivista “La Barcunata” di San Nicola da Crissa e don Francesco Pontoriero, parroco di San Nicola-Calimera. Ma diverse anche le presenze di rappresentanti di enti associative locali, tra i quali il presidente onorario della Pro Loco di Limbadi Angelo Mercuri, il presidente della biblioteca “Salvatore Corso” Stefano D’Apa, il presidente dell’associazione musicale “Bach” di San Calogero Domenico Ventrice, il presiedente dell’associazione musicale “Amadeus” di Palmi Domenico Putrino, oltre ad Eugenio Sorrentino (presidio  Italia Nostra di Zungri). Ad introdurre e coordinare la manifestazione Nicola Rombolà, presidente dell’associazione culturale “Alighistos”.

La commemorazione è stata preceduta dalla consegna, da parte del maestro Raffaele Famà, di un esemplare dell’antefissa, come restituzione simbolica al sito e alla comunità, del reperto. Da sottolineare ancora gli intermezzi musicali del maestro Francesco Braccio, costruttore di lire e ricercatore delle tradizioni popolari, che ha eseguito dei canti caratteristici della civiltà contadina.

  A illustrare il significato della manifestazione, sotto il profilo culturale ed etico, è stato il presidente della Delegazione Vibonese di Italia Nostra Luciano. Innanzitutto ha ricordato che  Zanotti Bianco ha coniugato pensiero e azione, battendosi per la difesa della civiltà contadina e del paesaggio agrario, così come hanno fatto sia Giuseppe Berto che  Pier Paolo Pasolini, ma anche per la costante opera di riscatto dei diseredati.

Il sindaco del Comune di Limbadi Crudo ha ringraziato Italia Nostra per aver fatto conoscere questo illustre meridionalista e filantropo. Simili manifestazioni, ha spiegato, “ci danno lustro e rappresentano una cassa di risonanza positiva”, sottolineando come l’opera di Umberto Zanotti Bianco era tesa verso la risoluzione dei problemi materiali di una terra in cui la questione meridionale, nonostante i vari governi e gli annunci, sia ancora irrisolta. Per tali motivi l’amministrazione ha deliberato l’intitolazione della strada.

Namia, nel sue excursus sulla personalità del fondatore di Italia Nostra, ha ricordato come Zanotti Bianco abbia percorso la Calabria in lungo e in largo. La sua visita in una località così periferica lo sta a dimostrare; ma è stato un grande benefattore della nostra umanità: “tante tappe di un pensiero che si è fatto azione”. Un giudizio etico sull’uomo che diventa simbolo di un’azione spirituale: “Parlare qui, con un bel sole, illuminando tutta la campagna, che fa riscoprire l’antica memoria, e ci rivela che noi siamo figli di quel passato, di quella storia, fa pensare al cammino di quella antica civiltà, fino ai giorni nostri”. La vera cultura, ha aggiunto Namia, “è leggere il passato nell’impegno del presente: questa è la grande lezione di Umberto Zanotti Bianco. Namia inoltre ha portato i saluti della direttrice del museo archeologico “Cabialbi” di Vibo,  Teresa Iannelli, nella sua qualità di “Ispettore onorario per le Antichità”.

Di particolare suggestione culturale anche l’intervento dello scrittore Santo Gioffrè. In primis ha sottolineato l’importanza del luogo, in mezzo alla campagna, che richiama il grande valore della cultura orale presente nella civiltà contadina. In questo senso l’opera compiuta da un personaggio come Umberto Zanotti Bianco, assume un significato notevole, se si pensa all’attenzione che ha dedicato al riscatto dei contadini e delle classi emarginate. Singolare il racconto del suo incontro con l’intellettuale piemontese: “Mi sono incrociato con lui – ha rivelato Gioffrè – in una cartolina d’epoca. Scriveva ad un suo amico di essersi recato a Bivongi, a visitare il santuario ortodosso di San Giovanni Terestis. Zanotti Bianco – ha sottolineato – si era integrato nel tessuto sociale delle realtà locali. Non era venuto come un salvatore, così aveva fatto Gaetano Salvemini (il cui nome è legato alla prima legge contro la malaria). Inoltre Gioffrè ha ricordato che siamo di fronte ad uno dei pochissimi intellettuali che ha firmato il manifesto antifascista di Benedetto Croce, e che è stato mandato al confino per la sua attività culturale e politica: “Rappresentava la parte più bella di quel mondo che proveniva da fuori”, ha ribadito Gioffrè. Lo scrittore inoltre ha concepito una metafora per descrivere la condizione esistenziale e culturale della Calabria attuale: un malato di leucemia che, invece avere un trapianto, continua a fare delle trasfusioni; così facendo, ha spiegato,  “perde gli anticorpi e il qualunquismo rappresenta il peggiore alleato di questa patologia cronica”. Infine Gioffré si è soffermato sul valore antropologico dell’antefissa, facendo presente che si tratta di un sileno, simbolo di libertà assoluta che rappresenta l’allegria, la fertilità. Anche il prof. Antonio Pugliese (docente all’Università di Messina), ha sottolineato la peculiarità della manifestazione dedicata a questo grande meridionalista che ha avuto una particolare attenzione verso la civiltà contadina, fondando scuole serali nella lotta contro l’analfabetismo, per restituire dignità ad esseri umani che vivevano in una condizione di emarginazione; la classe contadina, ha specificato Pugliese, animata da un forte orgoglio al fine di riscattare la propria condizione, ha sacrificato la proprio vita per far studiare i propri figli. Quel sacrificio ha significato la formazione di numerosi professionisti.

Di grande intensità umana e spirituale l’intervento di mons. Giuseppe Fiorillo (presidente di Libera – Vibo Valentia) che riflettendo sulle ingiustizie che sono disseminate nel mondo, e sui drammi che vive la Calabria, ha evocato il “resto d’Israele”, un’immagine messianica  per indicare il lavoro di coloro che si sono assunti il compito e la responsabilità di salvare la Calabria e di lottare per il bene dell’umanità. Purtroppo, come la storia ci insegna, ha osservato mons. Fiorillo, “le masse prendono forma”, ma non hanno la forza di elevare le sorti di un Paese o di una comunità e di interpretare il bene. “Ma il resto d’Israele, vincerà attraverso la cultura. Umberto Zanotti Bianco è un santo. Santi sono coloro che si sono impegnati per il bene dell’umanità. E’ un santo laico” ha ribadito il sacerdote. Fa parte di quella schiera di uomini che “ci hanno lasciato una grande eredità. Anche lui resto d’Israele, che bisogna far conoscere. Santo è colui che lavora per gli altri e non possiamo accettare che il 5 per cento della popolazione che appartiene alla criminalità debba prevalere sul resto. Ci dobbiamo ribellare, altrimenti siamo responsabili di fronte a Dio che ci ha dato la coscienza, la cultura, il paesaggio. Noi, se vogliamo amare questa terra, dobbiamo portare avanti la bellezza e la dignità”, ha infine concluso mons. Fiorillo, invitando tutti a reagire, a non abbassare la testa di fronte alle ingiustizie.

Bruno Congiustì ha legato la figura del filantropo piemontese a quella di un maestro morto in giovanissima età, 32 anni, di San Nicola da Crissa, Pasquale Martino (morto nell’ottobre del ’59) che ha insegnato grazie alle scuole dell’Unla, Unione nazionale per la lotta contro l’analfabetismo, istituto voluto da Umberto Zanotti Bianco. Alla figura di questo maestro dimenticato è stato dedicato l’ultimo numero della rivista “La Barcunata”, grazie al ritrovamento dei suoi diari.

Anche don Francesco Pontoriero ha denunciato l’abbandono che vivono i nostri territori, causata principalmente dall’indifferenza dei responsabili istituzionali, sottolineando che le situazioni di povertà e di disperazione sono in forte aumento. “Dobbiamo lottare affinché il lavoro compiuto da personaggi come Umberto Zanotti Bianco non venga dimenticato per il valore umano, culturale e etico della loro azione” ha osservato. “La storia e la memoria ci devono insegnare ad essere migliori, a creare il bene, contro una sottocultura che invece determina degrado e declino umano, morale e spirituale” ha aggiunto in conclusione.