Poesia per l’estate, le Ansie di Giovanni Castelliti
Ha scritto Cesare Mulè: “nella [sua] poesia si riverbera la reinterpretazione lirica della dura ed angosciante realtà contemporanea consegnandoci un messaggio di virile denunzia e di cristiano riscatto. Veramente ‘scioglie in musica la natura, gli uomini, le cose, i sentimenti, le ansie ( La poesia calabrese contemporanea – Ursini Ed. Catanzaro 1986). Per Nicola Vaccaro, del Nostro poeta, le: ”le forti motivazioni sociali, etiche e morali fanno da supporto alla sua lirica organica e decisamente costruttiva.” E ancora, Aurelio Rizzuti ha scritto.” c’è sempre qualcuno che ruba alla natura le cose semplici e modeste, per sublimarle.” Sono queste alcune, delle tante, riflessioni riferite ad un poeta, vero poeta che esprime nel suo canto una concezione esistenziale ben delineata con atteggiamenti corroborati dal senso di comunione spirituale e di solidarietà che deve esserci fra uomini durante il tragitto terreno. Tutto, così, diventa meno pesante e meno duro. E’ vero poeta perché i suoi versi sono permeati di fatti, di cose e di uomini, nonché di paesaggi pittorici. Già il Nostro è anche pittore e le sue pitture, scriveva ancora Nicola Vaccaro, “rivelano quanto di meglio un’anima sensibile può esprimere: la dolcezza della poesia e la beltà del linguaggio pittorico.” È poesia che ha il dono di informare la sostanza lirica in un crescendo di verità e di pietas anche nei momenti meno felici e nella ribellione. C’è, in sostanza, una nascosta tenerezza che affiora con immagini che sollecitano riflessioni e ripensamenti sulla nostra condizione umana. Tale tenerezza l’avvertiamo in una delle sue più belle e sentite liriche, Le tue mani laddove scrive: “Morbide mani/ si posano sulla docile tastiera./ Vibrano, sfiorano, scattano,/ si inarcano, accarezzano,/si incrociano../Diffondono suoni d’angelo,/ esprimono disperati pensieri…/Le tue mani/raccontano i capitoli/delle nostre passioni:/la tragedia del mondo!” Nel deserto dell’indifferenza che ci accompagna quotidianamente leggere o rileggere Giovanni Castelliti (Crotone 1930 – Montecarlo 1989) sarà motivo di conforto e di speranza. Giornalista dal 1949, prima collaboratore del settimanale crotonese “Magna Grecia del direttore Gaetano Asturi; poi corrispondente del “Mattino” di Napoli e del “Messaggero” di Roma ed infine la “voce” di Crotone, fino all’ultimo istante di vita, attraverso le colonne della “Gazzetta del Sud”. Una vita attraversata dalla sua penna, per far parlare la sua terra e lo ha fatto egregiamente, da tutti apprezzato senza retorica di sorta, lo ha fatto per mezzo del giornale, della poesia e della pittura, ma soprattutto attraverso la sua anima che piangeva spesso sulla quotidianità e sul destino degli uomini. Leggiamo la sua Esodo quando pensa:”Mi fermo su questa via/per rivedere le cose passate./Strada senza rimpianti,/dove tace ogni voce/e mi muore il sorriso./Porte chiuse,/finestre senza vetri:/infranti./Un tempo, il sole/gettava l’ultima luce/sulle povere case…/Ormai nessuno parla/e l’eco di una nenia s’è già spenta./Silenzio!/Come se fossero sperduti./Esodo./Tutti partiti/per un nuovo destino:/un logoro fardello di speranze…/Nella piazzuola un faro/si accende, all’imbrunire:/luce fioca, come i pensieri/che svaniscono./Come la vita./Notte./E dopo verrà/un’alba novella./Tutti partiti…/Anch’essi torneranno?”. Castelliti afferma una sua realtà di paesaggio – anima con un felice ritorno di costruzione lirica e con soluzioni metriche moderne. Pure il dibattito sui problemi della vita e della morte sussiste, un dibattito che somiglia al desiderio di liberazione, di pace, di giustizia. Ed i temi universali, quali il destino dell’uomo, le delusioni della vita, la ricerca di un filo di speranza, sono cantati con tenerezza di umori, proprio per consentire a sè stessa il piglio di aggrapparsi ad entità di parole per una nuova aurora ed una diversa dimensione di vita quotidiana, come nella lirica Nuovo giorno quando: ”Nuovo giorno mi desta./altra aurora./Il cuore s’immerge/nella tua luce, o sole!”. Giovanni Castelliti tra attese di sorrisi, di nuovi giorni, di speranze e di giustizie ha scritto veramente tanto e pubblicato la silloge Ansie per l’Editrice Magalini di Brescia nel 1980. Ha partecipato e solo per il piacere di partecipare a tanti concorsi letterari riscuotendo prestigiosi riconoscimenti e tra i tanti citiamo: “Il Letterato” di Cosenza(1972), il “Biagio Miraglia” di Strongoli (1976) e negli anni successivi il “Chiaravalle Centrale”, “Il pino d’oro” di Villaggio Mancuso e il “Città di Rossano”. Per la sua vasta e qualificata produzione letteraria ed artistica, si è meritato l’onorificenza, nel 1987, di Cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica e già, prima, nel 1978, la nomina di Membro effettivo dell’Accademia d’Italia. In presentazione alla citata raccolta Ansie, così si esprimeva del poeta crotonese, il critico Elio Marcianò:” Scopriamo, nelle sue pagine poetiche, un vigoroso respiro di impronta verista ma intimista, e anche sociale, quando è storia viva e epica, tragica e lirica della nostra terra di Calabria. Le sue passioni sono quelle che si consumano con la vita, l’amore, l’amore per l’umanità infelice, cantato con la voce che umilmente attende come un’eco che lo riporta dove nasce il sogno dei poeti.” Giovanni Castelliti è stato poeta, vero ed essenziale e, come ha scritto l’altro poeta crotonese Rosario Bevilacqua, con “un modo di essere umile, alla maniera di coloro che possiedono l’universo, pur se gli uomini intorno passano svelti, non hanno occhi per vedere, né orecchie per sentire. Trent’anni con le tue poesie che hanno dei sogni il candore, delle stelle il trasparente brillare, della natura il cromatico variegato fulgore.” Rileggiamolo Giovanni Castelliti perché è riuscito a donarci pagine asciutte, autentiche, con la possibilità di aprire gli occhi a quanti amano leggere la poesia, senza mai distorcere la verità; sono liriche il cui discorso è scorrevole, senza salti tonali, ma icasticamente vero e vivo. Infine, lo possiamo dire, senza voler essere enfatici, è vera poesia perché Castelliti l’ha pensata, l’ha sofferta, l’ha scritta e l’ha dedicata “a chi mi vuole bene e un sorriso mi dona”: a tutti noi.