Soriano Calabro, l’esordio di Maria Cirillo

Il romanzo di esordio di Maria Cirillo, “Lì, all’ombra delle pietre accastellate”, è stato presentato nella prestigiosa sede dell’Istituto della Biblioteca calabrese (sala delle carte geografiche) nei giorni scorsi (martedì pomeriggio). Ad illustrare i caratteri letterari e contenutistici del romanzo la responsabile culturale dell’istituto della Biblioteca calabrese Elisabetta Amato, rammentando il clamore mediatico intorno al mistero dei megaliti che si era creato nei primi anni del 2000, con diversi studiosi che si sono dati appuntamento a Nardodipace per discutere l’origine delle pietre accastellate.

Il presidente della Delegazione Vibonese di Italia Nostra Gaetano Luciano ha sottolineato in particolare il rapporto natura-uomo che accompagna i protagonisti del romanzo, mettendo in luce la bravura dell’autrice nella tecnica narrativa, in cui la storia è dominata da due figure femminili: Marta, la protagonista,  e Sabatina, che rimane nell’ombra, nascosta, ma che diventa la figura chiave nell’economia della vicenda. Inoltre ha sottolineato la nuova tendenza presente negli scrittori meridionali: l’ancoraggio alla identità locale, con un accenno importante ad alcune vicende di carattere sociale come la setta dei “roncolai”, che richiama i movimenti rivoluzionari che si ribellano ai poteri oppressivi che hanno dominato la storia del Meridione e della Calabria.

Nicola Rombolà (giornalista) ha messo in luce la struttura ciclica con cui è stato costruito. L’aspetto predominante del romanzo – ha spiegato – è da ricondurre alla ricerca o scoperta delle origini, che caratterizza la tensione espressiva e narrativa, in cui è presente un pensiero positivo e la protagonista femminile Marta, rappresenta il sogno e l’utopia che si traduce in un linguaggio in cui domina la dimensione verticale (paradigmatica) rispetto a quella orizzontale (sintagmatica) tipica della struttura mitico-simbolica. Così l’eroe-protagonista compie un rito di fondazione la cui mitologia entra in risonanza con l’universale desiderio dell’uomo di raccontare per riflettere su se stesso e sul proprio destino, sulla propria esperienza e su quella altrui, scavando oltre le apparenze esteriori per interrogare ciò che si nasconde dentro gli elementi della natura.

Di particolare significato anche l’intervento dell’ex sindaco di Nardodipace Antonio De Masi, che ha ricordato come al primo convegno organizzato intorno al mistero dei megaliti, da cui prende spunto il romanzo, con  la partecipazione del filosofo e sociologo francese di origine ebraica Edgar Morin (che racconta del fervore che si era creato all’epoca, nei primi anni del 2000), doveva seguire un secondo convegno e questa volta doveva esserci Umberto Eco, per discutere del “vero e non vero”, citando infine l’articolo che allora scrisse il giornalista Aldo Varano sull’Unità in cui prefigura la scommessa che Nardodipace aveva fatto con la propria storia e identità; una scommessa, ha affermato Demasi, “non persa ma rimandata”.

Infine la stessa scrittrice, Cirillo, ha spiegato che il suo è stato un atto d’amore verso quei luoghi a cui è profondamente legata e che la storia prende avvio da un episodio vissuto e su cui ha costruito il romanzo. Ad introdurre la presentazione il direttore dell’Istituto della Biblioteca calabrese, Francesco Bartone, sottolineando il lavoro che lo staff dell’Istituto sta portando avanti per la diffusione della cultura, fattore fondamentale per credere nel futuro.