Limbadi, dimissioni in blocco dell’opposizione comunale

Proprio un mese fa, il 17 aprile, veniva insediata la commissione d’accesso decisa dal prefetto di Vibo Valentia, Michele di Bari, per verificare eventuali forme di condizionamenti del clan dei Mancuso dopo l’operazione denominata  “Black Money”.

Ora la storia del Comune di Limbadi si arricchisce di un altro capitolo. L’Opposizione, capeggiata da Pino Morello e composta da Giacomo Legname, Costantino Luzza e Giuseppe Manco, ha deciso di dimettersi e, insieme a loro, tutti i componenti la Lista democratica, che si era contrapposta nel maggio del 2011 all’attuale maggioranza del sindaco Francesco Crudo.  Dimissioni già preannunciate, come segno di protesta “per l’intreccio politico-mafioso emerso sugli organi di stampa”, nel consiglio comunale aperto del 4 aprile, indetto per condannare alcuni fatti criminosi, sottolineando che  “la trasparenza, la legalità ed il rispetto delle regole sono il fondamento della convivenza civile e, per quanto si evince dalle intercettazioni a Limbadi mancherebbe ogni forma di agibilità democratica e libera scelta dei cittadini”, e invitando il sindaco e la Maggioranza a prendere in “considerazione la possibilità delle eventuali dimissioni di tutto il consiglio”; nell’attesa si sarebbero concessi “una pausa di riflessione”.

Da allora il nodo della riflessione è stato sciolto nell’attesa che venga risolto un altro nodo più intricato: l’accertamento delle presunte responsabilità dell’attuale Amministrazione sulle presunte forme di condizionamento. A questa decisione attesa da parte dell’Opposizione del tutto inaspettate sono apparse le dimissioni del vicesindaco Vincenzo Lentini, avvenute nei giorni scorsi, che hanno colto tutti di sorpresa, compreso il  sindaco Crudo, che le ha definite “incomprensibili”, come ancora non spiegate sono stati i “motivi politici e altro” delle sue dimissioni. Insomma, come ironicamente osserva l’Opposizione nel documento con cui motivano le dimissioni, “nelle segrete stanze del Municipio aleggiano tanti misteri da quando si è insediata la Commissione d’accesso”.

In tutto questo, non molto gradite sono state le esternazioni del primo cittadino, il quale, avrebbe cercato di ribaltare le responsabilità, definendo i componenti dell’Opposizione “anacronistici e vili”, ma soprattutto accusandoli di voler “criminalizzare in modo violento la comunità di Limbadi”. Parole che sono risuonate pesanti come macigni; perciò si domandano “come apostroferebbe il comportamento del suo braccio destro?” (il riferimento è al vicesindaco Lentini).

Ma sono tante altre le domande che campeggiano nel documento presentato a sostegno delle loro dimissioni,  le velate allusioni e ironie, per decifrare una sorta di “commedia degli equivoci” messa in atto dall’attuale Amministrazione, per ribaltare le accuse e le responsabilità: “Di fronte ad un linguaggio intimidatorio ed offensivo, rispondiamo in primis con la nostra storia che ci ha sempre visti al fianco dei più deboli ed al servizio della legalità, dei valori democratici e non a fianco, al pari di altri, ad ogni forma di potere”. E chiariscono: “Noi, in questa vicenda abbiamo solamente cercato, senza strumentalizzazioni e senza indicare responsabilità o comodi bersagli, di far capire che esercitare l’istituto delle dimissioni non sarebbe stato un’ammissione di colpevolezza come hanno, peraltro, fatto alcuni sindaci di comuni a noi vicini, che avevano davvero, a cuore di preservare l’integrità e la dignità morale della propria collettività…”. I motivi che hanno generato quest’atto, sono anche di natura politico-amministrativo, in quanto in due anni “il Paese è abbandonato a se stesso, scippato, senza alcuna resistenza, anche dei pochi presidi ancora esistenti (vedi Direzione didattica, guardia medica, fondi pisl … ) e senza nessuna opera in cantiere o realizzata se non progetti e finanziamenti ereditati”. E in tutta questa requisitoria, non si rivolgono al sindaco, ma al signor Crudo.