Il mandamento mafioso di Bagheria è stato azzerato

I carabinieri del Comando provinciale di Palermo e del Ros hanno eseguito nell’operazione “Argo” una trentina di provvedimenti restrittivi nei confronti di altrettante persone accusate, a vario titolo, di associazione mafiosa, scambio elettorale politico mafioso, traffico internazionale di stupefacenti, estorsioni, rapine, detenzione di armi da fuoco. Oltre al reggente, al cassiere e a esponenti di spicco del mandamento mafioso di Bagheria, storica roccaforte di Cosa Nostra, tra gli arrestati ci sono i capi delle famiglie mafiose di Villabate, Ficarazzi e Altavilla Milicia.

Sequestrati beni per circa 30 milioni di euro. Le indagini sono state coordinate dal procuratore aggiunto della Dda Leonardo Agueci e dai sostituti Francesca Mazzocco e Caterina Malagoli. Le persone arrestate sono in tutto 24. Tra queste, Gino Di Salvo, considerato il nuovo capo del mandamento di Bagheria, e il suo braccio destro, Sergio Flamia, quest’ultimo già coinvolto nell’operazione antimafia “Perseo” nel 2008. Uno dei personaggi emergenti finiti in carcere è Salvatore Lauricella, figlio di Antonino “‘u Scintilluni”, boss del quartiere palermitano della Kalsa.

Tra i beni che sono stati sequestrati nel corso del blitz, anche il pub “Villa Giuditta” di via San Lorenzo, uno dei locali notturni più noti di Palermo.

Un patto tra clan siciliani e canadesi per il traffico di droga si profila sullo sfondo dell’operazione “Argo” eseguita dai carabinieri di Palermo contro il mandamento mafioso di Bagheria. Dalle indagini, con la collaborazione delle Giubbe Rosse della Royal Canadian Mounted Police, si è riscontra tata l’esistenza di un raccordo operativo nel settore della droga tra Cosa Nostra bagherese e la famiglia mafiosa italo-canadese dei Rizzuto. E’ stata, in quest’ambito, documentata anche una certa situazione di instabilità interna delle organizzazioni criminali in Canada, una conflittualità sfociata negli ultimi anni in numerosi omicidi.

Un patto tra alcuni mafiosi di Bagheria e un candidato alle scorse elezioni amministrative regionali, con la promessa di voti in cambio di danaro, è emerso nelle indagini dei carabinieri che la scorsa notte hanno portato all’operazione “Argo” che ha colpito con una trentina di arresti il mandamento bagherese. Le indagini hanno dunque confermato la persistente capacità di Cosa Nostra di condizionare le dinamiche politico-elettorali locali. Come in molte altre inchieste, anche in questa si profilano interventi mafiosi su istituzioni, pubblica amministrazione ed imprenditoria, per trarre profitti e vantaggi illeciti e per riciclare i profitti in remunerativi investimenti intestati a prestanome compiacenti. A questi è stato sequestrato un patrimonio costituito da beni mobili, immobili e complessi aziendali compresi locali notturni tra i più frequentati di Palermo, agenzie di scommesse, imprese edili, supermercati, per un valore complessivo di circa trenta milioni di euro.

A cercare i voti della mafia, secondo gli inquirenti, il sindaco di Alimena (Pa), Giuseppe Scrivano, al quale è stata notificata un’informazione di garanzia. Scrivano fu primo dei non eletti nella lista Musumeci alle regionali dell’ottobre del 2012. Dopo quell’insuccesso, si candidò anche alle politiche di febbraio, questa volta con la Lega Nord, senza conquistare il seggio a Montecitorio.

Arrestate dai carabinieri del Comando provinciale di Siracusa diciotto persone ritenute a vario titolo affiliati o fiancheggiatori del clan mafioso Linguanti di Cassibile. Le ordinanze di custodia cautelare in carcere, eseguite nell’operazione “Knock out”, sono state emesse dal Gip di Catania su richiesta della Direzione distrettuale antimafia. Le indagini sono state coordinate dal procuratore aggiunto di Catania, Amedeo Bertone.