Pista mafiosa e passionale per l’omicidio di Daniele Lopresti

Una relazione con una persona vicina a un malavitoso locale. Un affronto, secondo alcuni, che avrebbe potuto scatenare la furia omicida. Un colpo di pistola calibro 7,65, usata da killer di professione per uccidere Daniele Lopresti. Nell’ambiente dei fotografi romani, amici e colleghi del fotoreporter freddato con un colpo alla testa mercoledì scorso mentre faceva footing sotto Ponte Testaccio, spunta l’ipotesi di un delitto per gelosia, di un commando venuto dalla Calabria che avrebbe seguito la madre della vittima venuta a Roma per problemi di salute pochi giorni prima del delitto.

“Era tornato da Vibo Valentia a febbraio – racconta in una intervista Max Sorge, amico e collega del fotografo – voleva abbandonare la professione per aprire un ristorante in Calabria”. Sorge dice di non sapere “nulla” della presunta relazione con la donna di un uomo della malavita calabrese, o delle voci sui debiti di Lopresti. “Il nostro settore è in crisi da tempo, come tutti anche Daniele si lamentava per gli scarsi guadagni”.