Vibo Valentia, Giorno della memoria Per non dimenticare

Il 27 gennaio del 1945 è stato proclamato il giorno della memoria, ricorrenza internazionale per commemorare le vittime del nazismo, della Shoah e coloro che hanno messo a rischio la propria vita per proteggere i perseguitati. La scelta della data ricorda il 27 gennaio 1945, quando le truppe sovietiche dell’Armata Rossa, nel corso dell’offensiva in direzione di Berlino, arrivarono presso la città polacca di Oświęcim (nota con il suo nome tedesco di Auschwitz), scoprendo il campo di sterminio e liberandone i pochi superstiti. La scoperta di Auschwitz e le testimonianze dei sopravvissuti rivelarono compiutamente per la prima volta al mondo l’orrore del genocidio nazista.

 “Per non dimenticare” affinché simili terrificanti atti rimangano solo una delle più orrende pagine della storia, è stata organizzato un incontro nella Sala conferenze della Biblioteca comunale di Vibo (venerdì 25 gennaio, con inizio previsto per le ore 16.00) promossa dall’Associazione nazionale partigiani italiani (Anpi), sez. di Vibo Valentia e dalla Segreteria provinciale della Cgil, in collaborazione con la Biblioteca comunale.

Nel corso della manifestazione è prevista la partecipazione straordinaria del deportato e partigiano bolognese Adelmo Franceschini, ma anche dei partigiani che vivono sul territorio del Vibonese  Carmine Fusca (San Nicola di Limbadi), Domenico Mazzitelli (Zaccanopoli), Salvatore Staglianò  (Vibo Marina), Francesco Restuccia (Tropea), a cui verrà conferita la tessera Anpi ad honorem.

Interverranno Luigi De Nardo (Segretario provinciale Cgil), Silvestro Scalamandrè (presidente Anpi-Vibo), lo storico Saverio Di Bella (Università di Messina), Giacinto Namia (saggista e studioso del mondo classico), Giovanni Scarfò (direttore Cineteca della Calabria). Ad introdurre e coordinare gli interventi Nicola Rombolà (giornalista). La manifestazione sarà caratterizzata dalla proiezione del docufilm “Anna, Teresa e le resistenti” del giovane regista Matteo Scarfò, originario di Monasterace (Reggio), ispirato da quella che viene considerata come la prima partigiana donne, Teresa Gullace (originaria di Cittanova) interpretata magistralmente da Anna Magnani in quell’opera che ha sancito l’atto fondativo del Neorealismo italiano, rappresentato dal film di Roberto Rossellini, “Roma città aperta”.

Senza il ricordo, senza questa memoria, non si potrebbe comprendere il peso di quell’esperienza e neanche costruire il futuro. La “resistenza” non è solo una pagina della storia, ma è un valore assoluto, una categoria etica che va contro ogni forma di violenza, di discriminazione e di violazione di quei principi che grondano sangue e dolore. Ed oggi si pone ancora con più profondità: contro i nuovi totalitarismi che agiscono nel sottosuolo delle democrazie, che stanno provocando la morte della memoria, l’anestetizzazione dei sentimenti e lo svuotamento delle coscienze di fronte alle ingiustizie sociali e alla negazione dei principi fondamentali della Costituzione. Per cui è necessario, ancora una volta, lottare e impegnarsi affinché ci sia una consapevolezza storica dei tempi attuali alla luce della nostra storia. La resistenza oggi significa esistenza contro chi minaccia la dignità umana e il diritto alla libertà per poter costruire una propria identità e riconoscere il proprio destino.

La manifestazione, nelle intenzioni degli organizzatori, vuole essere un rinnovato sentimento e richiamo a quei imprescindibili valori che hanno fondato la nostra Repubblica, contro ogni tentativo di revisionismo storico e di negazionismo che viola la sacralità della vita umana. Un ruolo fondamentale per la liberazione e per l’affermazione della democrazia lo hanno avuto i partigiani. Questa memoria è ancora viva e lo testimonieranno coloro che sono stati protagonisti di queste lotte per riscattare l’uomo dalla brutalità più efferata. I partigiani hanno unito realmente l’Italia attraverso alcuni valori condivisi che hanno fatto incontrare l’estremo Nord con il Sud più periferico e quella lotta la si può considerare come il momento in cui si è compiuto – con il sangue e con indicibili sofferenze ma anche con la passione, il coraggio e la forza dei principi etico-civili – il processo unitario di cui la Costituzione ne rappresenta il più alto risultato da una punto di vista politico-culturale e storico-ideale. Tanti sono stati i partigiani – e coloro che si sono battuti per liberare l’Italia e l’Europa da quella terrificante follia umana – che hanno contribuito a scrivere la Carta fondamentale della nostra Repubblica, un documento, senza alcuna retorica, che reca ancora vivi i segni delle immani sofferenze e dei terrificanti massacri, ma anche la “resistenza” del bene comune e dei valori democratici contro il potere del male che porta l’uomo a sperimentare l’abbrutimento e il deserto morale ed etico. Ecco perché la coscienza del suo valore e del suo significato umano, politico e culturale è quanto mai attuale.