Nel sessantesimo della nascita di Giuseppe Gabriele Mittica una poesia vissuta e comunicata con funzione educativa

 “Aprire un libro mentre tu sei solo,/ fra un fiore e una farfalla/ ritrovare un po’ di nostalgia./ Pensare un lago azzurro e uno studente/ un po’ disegnatore,/fonti di emozione nel ritratto/ di una donna maturata nell’amore./Accanto a me con gli occhi dolci/e ancor più belli con due lacrime/sue per me./Quante volte assopii con lei/sul cuore e il silenzio e il freddo/e dolcemente solamente lei sospirava/che non tutto il mondo è amore.”

Sono i versi che aprono una corposa, bella e toccante silloge poetica del nostro poeta che canta la natura, nella sua completezza, come fonte testimoniale d’amore. E’ davvero il canto della natura come nella lirica Canne contro il cielo, èil mondo naturalistico che diventa fonte di ispirazione e di messaggio. Leggiamone qualche verso. “Viene un volo: è un’emozione/ forse pure per questo una volta ancora/ non gli sparerò,/ sono morte già dentro e sempre/ la stessa tossica schiuma/ stavolta o l’altra le finirà,/ e sento un po’ di freddo, forse…/ […]…Donna/ ti ricordi quand’eri nel grano: il sole,/ il fiore e il profumo di viole nel vento:/  primavera e negli occhi il pianto/…Cara Donna grande,/…come fiori in adelfia di stormi/ fortemente insieme/ legheremo noi/ un nuovo amore riderà../”.

Così, sogni e speranze si completano in un caleidoscopio dispensatore di verità. La natura, per il Nostro, diventa angolo segreto, l’angolo del cuore dal quale scaturiscono calorosi abbracci d’amore, ricordi di felicità, paesaggi nascosti e vissuti intensamente pur nel suo breve arco di vita. Leggendo qua e là se ne ricava una dolcezza talvolta piena di malinconia dove le nebbie incipienti, le foglie d’autunno, la primavera che rinasce nel verde dei prati, tutto un mondo di colori che fanno da corona ad intensi momenti di vita e a pensieri dolci e nostalgici, così come quando scrive: “Mi ricordo quel piano fiorito/ e una spiga ancora verde di grano/ gli armenti muggire:/quanto amore nel cuore…/…quanta pace con te./ Le tue mani incrociate alle mie/ l’erba verde e il tuo seno ancor bianco/ era un fiore che coglievo al tepore del sole/ era già primavera.”

Ed ancora: “Filo di luce contro la soglia di casa,/ contro l’autunno che piove pigro: filo di voce/ non so se lo senti mentre impegno la mente./ Speranza fragile, legata ad un filo”. Era la primavera di Giuseppe Gabriele Mittica (Crotone 1953 – 1996), il nostro poeta, pittore e geometra di professione.

Nel sessantesimo della sua nascita mi piace ricordarlo come uomo di profonda umanità manifestata non solo attraverso le pieghe dei suoi versi, ma anche dentro i colori, allegri e talvolta tenui, delle sue tele che ci testimoniano il suo amore per la civiltà ellenica e cristiana. La sua casa è una ricca pinacoteca lasciata con intensità di affetti alla sua cara donna grande e alle due leggiadre figliole e da queste custodita gelosamente. Sono dipinti che ci mettono in comunicazione col mondo ellenico della sua e nostra Magna Grecia e con la sacralità del Vecchio e Nuovo Testamento. E’ stato fondatore dell’Istituto Tereis Hellena con sede in Crotone alla Borgata Giardini. Qui Gabriele Mittica voleva tutelare e propagare la cultura greca e grecanica, e non poteva essere altrimenti, viste le sue origini grecaniche appunto: i suoi venivano da Bova dove ancora oggi si conservano intatti gli antichi sapori della Grecia. Per questo motivo, nell’Istituto insegnava la storia e l’arte di Kroton.

Ma no solo. Rileggiamo Canne contro il cielo dove “…viene un volo: è un’emozione/ forse pure  per questo una volta ancora non gli sparerò…”  e vi troviamo un Mittica anche cacciatore, un cacciatore speciale, diremmo ecologico. Le sue battute di caccia finivano per diventare teatro di riflessioni poetiche e di studi naturalistici con tanto di rispetto per quanto gli stava e volava attorno. A testimonianza di ciò ci ha lasciato un voluminoso “Diario” inedito in cui annotava, anche con schizzi e disegni, minuziosamente le sue esperienze di cacciatore e di studioso dell’ambiente assieme agli appelli a tutelare il patrimonio floro – faunistico. Questo “Diario” meriterebbe, assieme alla silloge poetica, maggior fortuna in termini editoriali. Al postutto, diciamo che Giuseppe Gabriele Mittica è stato artista poliedrico e poeta vero chè la sua poesia è tale nell’immediatezza, nella sua capacità di ricreare, in chi legge, ciò che il poeta ha intuito, sperimentato, amato. La poesia del Mittica ci è stata comunicata anche con funzione educativa e visti i tempi che viviamo se ne ha bisogno. Ma oggi il pensiero dell’uomo è rivolto solo a sé stesso, invece il poeta e l’uomo Mittica ha vissuto per gli altri e la sua arte ce lo testimonia.