Al Carmelo di Capocolonna Suor M. Adele del Padre ha celebrato la Promessa Solenne

Il Carmelo è una scelta di vita, segno e messaggio di una presenza aperta sull’infinito di Dio, scelta radicale, vita di amore. Perché “l’amore è tutto, abbraccia tutti i tempi e tutti i luoghi. Nel cuore della Chiesa, mia Madre, sarò l’amore” come scrive santa Teresa di Gesù Bambino. E la giovane Suor Maria Adele del Padre, al secolo Adele Fiore ( nata a Cosenza il 16 maggio del 1975 dove è vissuta fino al giorno della sua ascesa al monte Carmelo di contrada Campione sul promontorio lacinio di Crotone il 25 marzo del 2006 proprio il giorno del “Si” della Vergine Maria, il giorno dell’Annunciazione, come alla stessa Sr. Maria Adele piace ricordare. Durate gli anni cosentini aveva già solcato per ben dieci anni i sentieri della spiritualità legandosi, attraverso la frequentazione nella Gioventù Francescana, al Poverello di Assisi. Ma non le è bastava, voleva deserto, il deserto della contemplazione, attorno a sé. Teresa d’Avila l’ascoltò e  la accolse dopo che la giovane Adele ascoltò un’omelia attorno alla testimonianza di fede della Santa. Rinnega comodità, lussi, una professione, una condizione sociale agiata, alquanto in vista, e dice “no” a tutto questo, riafferma il suo “no” per dire “si” al matrimonio con Cristo. Vuol divenire madre spirituale di tantissimi figli, abbisognevoli delle sue preghiere, del suo perenne sacrifici, capisce che il vero itinerario della sua vita è quello di seguire Cristo. Così fa’ sue le espressioni di santa Caterina da Siena: “O Dio eterno, ricevi il sacrificio della vita mia in questo corpo mistico della Santa Chiesa. Io non ho che dare altro se non quello che tu hai dato a me. Tolli il mio cuore dunque, e premilo sopra la faccia di questa Sposa”. Entra nella comunità del Monte Carmelo, qui, dove, per dirla con le parole di Mons. Giancarlo Maria Bregantini e riferite alla Certosa di Serra San Bruno, non c’è “gente che fugge, ma gente che ama ancor più. Non tristezza, ma cuore pacato, vero, sorriso intenso, sguardo profondo. Reso più acuto da un cuore che incontra intensamente Dio e che lo ha messo, radicalmente, al primo posto”. Entra Sr. Maria Adele nel Carmelo di Capocolonna, in questo ameno lembo di mondo dove le sofferenze vengono alleviate e il cuore si apre alla meditazione e alla comunione, un luogo di preghiera e di silenzio operoso che rappresenta, oggi, “lumera”, luce spirituale e guida sicura in una terra difficile, una piccola comunità monastica che opera con grande afflato religioso e in sintonia col territorio. Per tutti noi, il solo pensare a questo luogo, quando si è nella disperazione e nella dispersione dell’incessante routine dei nostri tempi, è già grande sollievo. Qui la novella religiosa si rivela, da subito, attenta e vigilante anche nelle più piccole cose perché vuole compiere tutto con perfezione e ricorre perciò umilmente alle consorelle e alla Madre Priora per averne luce. Una tendenza alla perfezione già connaturata alla sua anima mistica. Da questo suggestivo angolo, già particolare “dono” del buon Dio, che, posto su una collina, di fronte all’antico mare, è un forte richiamo: luogo di silenzio, di pace, di grazia dove le Carmelitane vivono nella gioia la consacrazione a Dio perla Chiesae il mondo secondo lo stile di santa Teresa di Gesù, eccola Suor Maria Adele del Padre pronta a proseguire l’itinerario verso un compito vitale e appassionante, che consiste nel collaborare, dall’intimo del chiostro, alla costruzione di un’autentica società, molte volte ferita e privata di valori, senza identità, smarrita, con poca fede e lontana da Dio. Da questo momento Suor Maria Adele del Padre con la sua Professione Solenne è “consacrata per sempre al servizio di Cristo e del Suo Corpo, la Chiesa nell’Ordine delle Monache Scalze della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo” e comincia ad essere artefice del bello e del buono, seppur da dietro una grata, sempre col sorriso su quel volto di serenità e nel silenzio della clausura, perché vuole “rendere – come scrive ella stessa – infinitamente Grazie al Signore per la pazienza e l’amore con cui mi ha custodita ed attesa durante tutti gli anni nei quali continuavo a rifiutare il Suo Amore. Dopo tanti ‘no’ ora mi fa il prezioso Dono di farmi Sua Sposa ed accogliermi in questa amata comunità per il bene di ogni uomo” fuori dal mondo ma nel mondo, separata da tutti e unita a tutti, in questo piccolo e prezioso villaggio del silenzio dove le vacuità terrene non trovano posto, qui in uno stile di vita tante volte incompreso, artefice di una nuova umanità. Lei, Suor Maria Adele, pregherà insieme alle altre consorelle che convivono la comunione in Cristo al Carmelo della Beata Vergine del Rosario e san Giuseppe, affinché il Signore illumini le coscienze di quanti hanno nelle mani la responsabilità di offrire una vita degna ai cittadini, di instaurare la pace e la giustizia, promuovendo la solidarietà a favore soprattutto dei più bisognosi. Pregherà ardentemente affinché si favorisca lo sviluppo dei valori umani, etici e religiosi, la cui assenza colpisce in particolare i giovani. E non dimenticherà mai le famiglie, perché continuino a essere depositarie di un ricco patrimonio di virtù cristiane e trasmettano la fede e i grandi valori che scaturiscono dal Vangelo. Come lo stile di vita spirituale integro e pieno che da santa Teresa in poi resiste e resisterà alle intemperie dei secoli. La particolare e suggestiva cerimonia di Professione Solenne, presieduta da Mons. Domenico Graziani, Arcivescovo di Crotone – Santa Severina, e alla presenza confortante dei genitori della Sorella promessa, dei familiari, del clero della Chiesa di Crotone e numerosi frati francescani e carmelitani scalzi e con la partecipazione e devozione di una numerosa assemblea di fedeli, è stata celebrata stamane 15 ottobre, nel giorno in cuila Chiesafa memoria del dies natalis di santa Teresa d’Avila la fondatrice dell’Ordine dei Carmelitani scalzi. Tanto è quel ci ha donato oggi il buon Dio e la sua Santa Madre a pochi giorni dalle celebrazioni dell’apertura  dell’Anno della Fede voluto da Benedetto XVI e nel 50° anniversario dell’inizio del Concilio Vaticano II con Giovanni XXIII. Il cammino del post-Concilio si è cosparso di luci e ombre, di conquiste e sconfitte. Le riforme, a partire da quella liturgica, sono state attuate, ma a volte non hanno toccato il cuore della comunità cristiana. Oggi siamo cristiani più consapevoli, ma con meno fede. Inoltre la chiusura del Concilio ha coinciso con il boom economico del mondo occidentale che ha portato con sé, come elemento negativo, il secolarismo, la certezza di poter vivere senza Dio, che ha contagiato anche i cristiani, ma, a ben vedere, il percorso di Suor Maria Adele e delle sue consorelle dimostra il contrario. Ma non basta!