A rischio la produzione di latte e carne in Italia

Nuovo allarme per i consumatori. In autunno in vista rincari per latte e carne. Riempire la mangiatoia negli allevamenti costa fino al 5o% in più dall’inizio dell’anno. E’ la Coldiretti a lanciare l’allarme sulle difficoltà di continuare a sfamare gli animali a causa dell’aumento record dei prezzi dei mangimi, con effetti sulle tavole degli italiani.

“Le componenti fondamentali della dieta degli animali – si legge in una nota di Coldiretti – hanno raggiunto valori da massimo storico nelle quotazioni da gennaio ad agosto con il mais che è aumentato di oltre il 40% e la farina di soia di quasi il 70%. Considerato che circa il 75% della razione giornaliera di una mucca è composto proprio da soia e mais l’impatto di questi aumenti – continua la Coldiretti – è insostenibile se si tiene conto che il prezzo del latte e derivati riconosciuto agli allevatori si è ridotto del 9% rispetto allo scorso anno, secondo l’Ismea. Occorre – precisa la Coldiretti – una netta ed immediata inversione di tendenza per non mettere a rischio l’allevamento italiano e con esso, oltre alla produzione di latte e carne, anche l’intero patrimonio di formaggi e salumi Made in Italy che rappresenta una voce determinate delle esportazioni”.

A spingere le quotazioni verso l’alto, con il mais che ha superato di molto gli 8 e la soia che è ben sopra i 17 dollari per bushel al Chicago Board of trade, è stato il ridimensionamento dei raccolti mondiali del mais a 853 milioni di tonnellate a causa del crollo per la siccità nelle campagne che hanno colpito gli Stati Uniti, i Balcani e il mar nero ma anche l’Europa dove la produzione stimata è di 60 milioni di tonnellate di mais per effetto del crollo in Italia (-30%), Ungheria e Romania, secondo gli ultimi dati della Commissione Europea. L’allarme cibo rischia di aggravare la crisi economica anche in Italia che importa l’80% della soia di cui ha bisogno e anche circa il 20 per cento del mais necessario che sono le materie prime agricole oggetto dei forti rincari.

“L’aumento dei prezzi è giustificato sul piano congiunturale dal clima, ma in realtà a pesare sono anche i cambiamenti strutturali come ha evidenziano – precisa la Coldiretti – l’ultimo rapporto Ocse-Fao secondo il quale la produzione agricola deve crescere del 60% nei prossimi 40 anni per far fronte all’aumento della domanda della maggiore popolazione mondiale, alla richiesta di biocarburanti e alla crescita dei redditi in paesi come la Cina che spinge al maggiore consumo di carne e, quindi, di mangime per gli allevamenti. Una situazione che conferma l’importanza che l’Italia difenda e valorizzi il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile in una situazione in cui già adesso circa la metà dei prodotti alimentari sono importati. Il 46% degli italiani è infatti preoccupato che la produzione di cibo non sia sufficiente a soddisfare il fabbisogno della popolazione anche per effetto del calo delle terra coltivata, secondo una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Eurobarometro del luglio 2012. La preoccupazione degli italiani – conclude la Coldiretti – è superiore a quella della media dei cittadini europei che si ferma al 43% anche se i più allarmati sono i greci con il 94 per cento, i più colpiti dalla crisi tra gli europei”.