Estate in Calabria, Palmi importante centro culturale tra verde, montagna e mare

La città, fondata ( secondo Plinio, Strabone, Barrio, Fiore ed altri) nel IX secolo dai profughi dell’antica Taurianum, presenta una felice posizione geomorfologia, distesa, a 200 mt (s.l.m.), sul versante settentrionale del monte Sant’Elia che degrada dolcemente verso la pianura e verso il mare vivificato da scogliere, anfratti e piccole baie che fanno di questo pezzo di mar Tirreno, uno dei luoghi più suggestivi di quella che vien detta “costa viola”. Il Fiore scrive che Taurianum o Taureana è stata fondata da un tal Tauro secondo l’affermazione di un vescovo tauranense di nome Pietro, vescovo appunto di quella città negli anni Ottanta dell’VIII secolo e perciò sede vescovile soppressa poi nel 950 a seguito di una delle tante incursioni e devastazioni piratesche del tempo. Quel centro abitato fu abbandonato e gli abitanti si rifugiarono nell’entroterra.. “Solo alcuni pescatori non vollero allontanarsi troppo dalla costa e si stabilirono intorno al X secolo nella contrada ‘De Palmis’, a mezza via tra il mare e il monte; così che all’odierna città venne dato il nome di Palmi, dal nome della località nella quale sorse e dove ancora oggi vegetano abbondantemente le palme” ( F. Ritondale “In Calabria lungo il Tirreno” – Ed. Ursini, Catanzaro 1990). A testimonianza della sua antica origine sono notevoli gli avanzi di stanziamento preistorico della prima età del ferro in contrada San Leo, oltre a resti della Taurianum distrutta dai Saraceni nel 951. Si legge da “Calabria alla scoperta di un primato” di Domenico e M. Adele Teti (Ed. Rubbettino, 1985) che “la zona è pure ricca di reliquie di età romana, bizantina e paleocristiana […] sono del periodo romano gli importanti resti della romana Taureana, posta sul pianoro. Dell’epoca preromana sono numerosi reperti fittili, fra cui alcuni bolli in lingua osca che testimoniano in modo sicuro la frequentazione della località anche in periodo preiprotostorico”.   La città nel corso dei secoli si sviluppò notevolmente per via della sua intensa attività commerciale legata al settore ittico, che però in questi ultimi anni ha perduto il suo smalto per far diventare Palmi una città di servizi sociali, amministrativi, e soprattutto un centro di cultura e di turismo. La pesca del pescespada è diffusa anche con ritorno economico non indifferente, il che non fa male alla nostra terra calabra, ma ciò che fa di Palmi una perla della Calabria è che sia uno dei più importanti centri culturali di tutto il Mezzogiorno d’Italia: è la terra  di Francesco Cilea e Nicola Antonio Manfroce musicisti, Leonida Repaci e Antonio Altomonte scrittori, Domenico Augimeri pittore, Felice Battaglia e Domenico Antonio Cardone filosofi, Pietro Milone poeta, ed altri. Palmi possiede la famosa Biblioteca Comunale dove si conservano i cimeli di Cilea, i reperti archeologici di tutta la Piana e numerosi quanto preziosi volumi di storia ed archeologia calabrese.   La città, come tutta la Calabria, è orgogliosa di ospitare la Casa della Cultura voluta da L. Repaci, che, con i suoi musei e le sue biblioteche, è diventata centro motore di tutte le promozioni culturali mirate a nuove prospettive di sviluppo socio-culturale e, perché no, anche economico. La Casa della Cultura ospita una biblioteca con oltre centomila volumi, un Museo del folclore e delle tradizioni popolari che è tra i più  importanti dell’Italia meridionale e che è diviso per sezioni: cicli dell’anno, della vita umana, della vita agricola e pastorale, della vita popolare e marinara, danza, musica e canto, costumi, superstizione e magia, religiosità popolare. Il museo Repaci custodisce opere di pittura e scultura dei più grandi artisti contemporanei: De Pisis, Mazzacurati, Guttuso, Viani e Manzù; la  gipsoteca coi bozzetti dello scultore Miche Guerrisi e l’Antiquarium coi reperti provenienti dall’area archeologica. Tra le chiese più interessanti è da visitare quella dei Monaci, nel rione Cittadella che è il nucleo originario di Palmi, ed è la più antica di tutte e conserva un crocifisso ligneo del ‘600; la chiesa Madre che custodisce la Madonna Assunta fra Angeli, pregevole gruppo ligneo settecentesco. Sul monte Sant’Elia, l’antico Aulinas, visitiamo il santuario della Madonna della neve, sorto nel 1958 sui resti di un distrutto monastero basiliano. Da qui si ammira un panorama vasto e suggestivo: Messina, lo Stretto, la costa siciliana fino a Milazzo, l’Etna, le isole Eolie con Stromboli e Vulcano e verso nord il monte Poro e Capo Vaticano.   E poi Palmi è la terra delle suggestive, coinvolgenti e misteriose feste religiose. La festa popolare esplode in tutto il suo splendore il 16 agosto, per celebrare san Rocco, “santo più temuto che amato” (Santino Salerno in Gazzetta del Sud del 30.6.1996). Scrive ancora Salerno che la processione per san Rocco “offre uno spettacolo inusitato di pietà popolare in ciascun devoto, uomo o donna, se stesso e massa nel contempo, liberatosi da ogni pudore si mostra allo sguardo altrui, penitente o grato, scalzo e implorante o ricoperto e gravato dalla testa al tronco da una pesante cappa fatta da arbusti che trafiggono la carne”. La processione è accompagnata da bande musicali e dai Giganti: Grifone principe moro e Mata la bella indigena. Altra suggestiva festa palese che convoca oceaniche folle di fedeli, curiosi e studiosi è quella dell’ultima domenica di agosto, è la Varia: la festa più antica e voluta dai palmesi. È  una processione che, come quella di Messina, trasporta lungo la via principale un carro votivo alto quattordici metri e pesante qualche tonnellata e sulla cui cima ondeggia una bambina che rappresenta la Madonna Assunta in Cielo.   Infine Palmi è rinomato centro balneare dotato di un porticciolo per le tante imbarcazioni da turismo e servizi di motobarche che accompagnano il turista lungo la costa fino al suggestivo “scoglio dell’ulivo”.