17 agosto, la Chiesa di Calabria fa memoria di sant’Elia, venerato a Galatro

Non ha origini calabresi, ma visse tanto in Calabria in santità da essere ricordato e venerato come santo della terra bruzia. Si tratta di Elia nato ad Enna attorno all’823, col nome di Giovanni, da nobile famiglia ben presto datosi agli studi teologici. Poi venne deportato dagli Arabi in Africa ed una volta affrancatosi si mise in cammino verso i grandi centri del monachesimo del tempo. Così visitò l’Egitto,la Palestina, il Peloponneso, Roma e Gerusalemme dove si fermò per tre anni presso il monastero del Sinai, quindi  passò ad Alessandria, poi in Persia, ad Antiochia ed infine in Africa. Dopo tanti anni si ritirò nella nostra regione, a Saline, nei pressi di Reggio, dove fondò attorno all’880 un monastero, che in seguito prese il suo nome, fino a quando non intraprese il viaggio verso Costantinopoli, chiamato dall’imperatore Leone VI. Durante il viaggio di ritorno da quelle terre, morì a Tessalonica il 17 agosto del 903. Il suo corpo, per volontà del discepolo san Daniele, fu riportato a Saline nel “suo” monastero ed in seguito traslato a Galatro nella stessa provincia reggina dove una sua reliquia è molto venerata. Ebbe culto pubblico fino alla fine del XVIII sec. finchè non rimase in piedi il monastero. Il suo nome e ricordo restano comunque legati al Monte San’Elia, nei pressi di Palmi, località turistica che ospita un oratorio omonimo.