Rinviato a giudizio il corvo Paolo Gabriele ma c’è un secondo nome

Va avanti il caso che ha scosso il Vaticano con l’arresto del maggiordomo del Papa, accusato di furto aggravato delle carte riservate del Papa. Nella sentenza di rinvio a giudizio del giudice istruttore Piero Antonio Bonnet si rivela che viene rinviato a giudizio, c’è anche una seconda persona, Claudio Sciarpelletti, dipendente della segreteria di Stato, informatico, arrestato lo scorso 25 maggio. Il suo ruolo, ha puntualizzato il portavoce vaticano Federico Lombardi, è “marginale”. L’udienza sarà fissata dopo il 20 settembre. Rimane confermato che è Gabriele la fonte Maria di Gianluigi Nuzzi, autore del libro Sua Santità, e che è lui l’uomo incappucciato intervistato in tv.

A casa di Paolo Gabriele in Vaticano sono stati ritrovati insieme ai documenti anche un assegno di 100 mila euro destinato al Pontefice, una pepita d’oro e una copia preziosa dell’Eneide che risale al Cinquecento. Inoltre un dossier di 37 altri documenti è stato ritrovato nell’abitazione in uso a Castel Gandolfo. L’assegno bancario è intestato a “Santidad Papa Benedicto XVI”, ed è datato 26 marzo 2012, proveniente dall’Universitad Catolica San Antonio di Guadalupe; la pepita presunta d’oro, era invece indirizzata a Sua Santità dal signor Guido del Castillo, direttore dell’Aru di Lima (Perù); la cinquecentina dell’Eneide è una traduzione di Annibal Caro stampata a Venezia nel 1581, dono a Sua Santità delle “Famiglie di Pomezia.

L’arresto dell’analista programmatore Sciarpelletti risale al 25 maggio. L’uomo è rimasto in custodia solo per una notte. E rimesso in libertà vigilata la mattina dopo. Ma non si tratterebbe di un complice di Gabriele. “Più che altro uno che aveva rapporti di conoscenza con Paolo Gabriel”e ha specificato il portavoce della Santa Sede Federico Lombardi.

Nella sua confessione, Gabriele si paragona a un infiltrato dello Spirito Santo, chiamato ad emendare la Chiesa da alcuni suoi mali endemici. “Preciso che vedendo male e corruzione dappertutto nella Chiesa, sono arrivato negli ultimi tempi, quelli… della degenerazione, ad un punto di non ritorno, essendomi venuti meno i freni inibitori”. L’interrogatorio con i magistrati vaticani è dello scorso cinque giugno. “Ero sicuro – prosegue Gabriele – che uno choch, anche mediatico, avrebbe potuto essere salutare per riportare la Chiesa nel suo giusto binario. Inoltre nei miei interessi c’è sempre stato quello per l’intelligence, in qualche modo pensavo che nella Chiesa questo ruolo fosse proprio dello Spirito Santo, di cui mi sentivo in certa maniera un infiltrato”.