Il Tribunale del Riesame di Taranto ha confermato il sequestro degli impianti dell’Ilva

E’ giunta la tanto attesa decisione che vincola alla messa a norma e non alla chiusura. Così ha stabilito il Tribunale confermando di fatto la decisione presa una decina di giorni fa dal Gip Patrizia Todisco nell’ambito dell’inchiesta della Procura della Repubblica sul presunto inquinamento ambientale. L’Ilva, a quanto pare, potrà continuare a produrre acciai. La decisione del Tribunale consentirebbe di proseguire la produzione (mai interrotta) e gli operai potrebbero continuare a lavorare.

Il collegio del Riesame, presieduto da Antonio Morelli, ha inoltre ordinato la scarcerazione per cinque degli otto dirigenti dell’Ilva (Marco Andelmi, Angelo Cavallo, Ivan Dimaggio, Salvatore De Felice e Salvatore D’Alò) mentre ha confermato i domiciliari per il patron Emilio Riva, per suo figlio Nicola e per l’ex dirigente dello stabilimento di Taranto, Luigi Capogrosso. L’attuale presidente invece, Bruno Ferrante, è stato nominato custode e amministratore di aree e impianti. Resta la nomina, per le procedure tecnico-operative, dei tre ingegneri nominati dal Gip che avrebbero dovuto procedere alla chiusura degli impianti. Ai custodi giudiziari è stato assegnato l’incarico di far osservare i lavori e le prescrizioni indicate dal Gip nel suo provvedimento, per rendere compatibili gli stessi impianti con le esigenze della tutela dell’ambiente e della salute.

Una giornata decisamente importante per l’Ilva. Oltre al Riesame, tra oggi e domani, l’aula della Camera dei Deputati sarà convocata per l’annuncio del decreto approvato dall’ultimo Consiglio dei Ministri, e che ha stanziato 336 milioni di euro per la bonifica degli impianti. Il provvedimento verrà semplicemente assegnato alla Commissione, quindi esaminato a settembre. “Siamo incerti se la convocazione sarà stasera o domani – ha spiegato il Ministro dei Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda, al termine della conferenza dei capigruppo – perché manca ancora la firma del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano”.