Estate in Calabria, Vallelonga piccolo e prezioso scrigno di arte e fede

Sul versante tirrenico delle Serre vibonesi, a 646 mt (s.l.m.), troviamo il piccolo Comune di Vallelonga situato nella vallata del Mesima e contornato da Filogaso, San Nicola da Crissa, Simbario, Vazzano e Torre di Ruggero che lo limita col Monte Cucco.

Circa le origini, P. Giovanni Fiore nella sua “Della Calabria Illustrata” del 1691 così scrive: “ Gio’ Giacomo di Martino la vuole l’antica Nicefora [alla fine del primo millennio come luogo dei Basiliani] e dice trarsi da alcune Bolle dei Vescovi antichi di Squillaci, nella cui Diocesi altre volte ella fu. Non m’occorre da chi fabbricata, ben è vero che ella fu nei tempi più in qua ristorata e munita dal Conte Ruggero e poi rovinata dall’altro suo figliolo, […] si ridusse quasi a niente e pertanto dal Barrio e da Marafioti vien chiamato picciolo Castello, ma ricco di molte comodità nel vivere.” Secondo Lenormant, l’antico  toponimo di Nicefora, durante il grande periodo normanno, divenne Rocca Falluca dal suo nuovo padrone l’Hugon Faloch che comprendeva i villaggi di Pizzoni, Vazzano, Torre Ruggiero, Brognaturo, San Nicola da Crissa, Nicastrello e Simbario. Attorno a questo periodo è utile leggere Sharo Gambino (cfr. Calabria Letteraria nn° 4-5-6-/1996) che suggerisce, per opportuni approfondimenti, l’ “Apprezzo dello Stato di Soriano in Calabria” scritto nel 1650 da Antonio Tango, ingegnere fiscale e regio archivista per la Corte di Napoli ed in occasione della vendita dei feudi da Ferdinando II d’Aragona a Galeazzo dei Caraffa della Stadera. Nel detto Stato o Contea di Soriano, Vallelonga vi figura come capoluogo di  baronia, comprendente i succitati villaggi, che  contava 34 famiglie e “ l’abitato fatto di case in pietra e calce, in gran parte case matte e il restante rialzato di un piano […], dei luoghi di culto, il più importante di tutti era la Chiesa Parrocchiale col titolo di Santa Maria Maggiore […]. Poco distante dall’abitato, il convento dei Padri Predicatori Domenicani, al quale era accorpata la chiesa dedicata a Nostra Signora di Monserrato.”   Questo convento sorgeva nella parte alta dell’abitato e probabilmente fondato verso la metà del 1500. Insomma fino al 1648 Vallelonga seguì le vicende dei Domenicani della vicina Contea di Soriano. Indi per alcuni anni è appartenuta al Regio Demanio e dal 1672 venduta ai Morelli di Cosenza e successivamente a Francesco Maria Castiglione Morelli. Morto questi nel 1774, il feudo vallelonghese passò al nipote Lelio Castiglione Morelli che  terrà la Terra fino all’eversione feudale napoleonica del 1806. Di questa Casata resta il sontuoso e abbandonato palazzo nella zona sud del paese.   Oggi Vallelonga appare quasi paese scheletrico, abbandonato pur con case e villette nuove. Troppa emigrazione subìta. Ormai moltissimi figli di questa terra nobile vivono sparsi tra l’America, l’Australia e l’Europa. Oggi unico appiglio, grande, per il ritorno alla vecchia terra è la festa, la sontuosa festa che si celebra la seconda domenica di luglio di ogni anno. È la festa dedicata all’antica Madonna di Monserrato la cui devozione parte dagli anni della dominazione spagnola. E per la grande festa che accoglie migliaia di pellegrini da ogni dove, Vallelonga si impreziosisce anche perché va orgogliosa del suo maestoso Santuario elevato a Basilica Minore da Papa Paolo VI nel luglio del 1971. La chiesa basilicale, che custodisce la Vergine solennemente incoronata con decreto del Capitolo Vaticano del 1932, già esisteva, come detto prima, nel ‘500 custodita dai Domenicani. Dopo il terremoto del 1783 è stata ricostruita fastosamente e portata all’aspetto attuale. All’interno, tra le altre opere d’arte, si possono ammirare le pitture del soffitto di Anfrea Cefaly da Cortale che nelle tre centrali tele ha voluto raffigurare “Giuditta e Oloferne”, la “Natività” e la “Fuga in Egitto”. Nella stessa piazza centrale che accoglie la Basilica, si può ammirare il polmone verde di secolari elci, detto “Bosco” tutelato dallo Stato come monumento nazionale ed oggi trasformato anche in parco giochi e ristoro per anziani.   Inoltre Vallelonga s’inorgoglisce  per aver dato i natali a Mons. Antonio Galati, zelante Arcivescovo di Santa Severina, e all’on. Vito Giuseppe Galati, professore universitario di Storia e Filosofia, scrittore e giornalista, uomo politico di altri tempi, più volte parlamentare e Sottosegretario di Stato nel 1°, 6° e 7° Ministero De Gasperi e soprattutto uomo di profonda cultura filosofica che ha lasciato vari scritti e tra i tanti, mi piace ricordare, “Religione e Politica”. Concludo questa visita a Vallelonga con l’auspicio che la Basilica di Monserrato e il Bosco possano essere maggiormente conosciuti ed inseriti nei circuiti turistici internazionali. Sarebbe “buon pro” per la Calabria.