24 luglio, la Chiesa calabrese ricorda san Fantino il Cavallaro

Leggiamo dal Fiore, in Calabria Illustrata, al capitolo dedicato ai “Martiri non Pontefici”: “ Questi furono i benavventurati genitori del Santo Confessore di Cristo Fantino. Altri leggono Deodora, altri Teodota, che è proprio greco, reso latino Deodata. Furono latini di Tauriana…Furono sterili per natura, ma l’orazioni, l’elemosine ed altre opere pie li resero fecondi, ritrovandosi ancora fra le tenebre dell’Infedeltà [essendo ancora pagani], n’ebbero l’avviso nella maniera seguente. Una notte parve a Fanzio ritrovarsi insieme con Deodata al Tribunale dell’Eterno Padre, il quale ripresili molto della loro idolatria…li condannava alle pene eterne; ma che il Divino Figliolo patrocinando la lor causa, si comprometteva che dando loro tempo e prole, avrebbe che questa li portasse al vero culto della Divinità”. Insomma si sarebbero convertiti. E poco tempo dopo il sogno, Deodata rimase incinta, come promesso dal Figlio di Dio, e quindi, nell’anno 293, diede alla luce un figlio cui fu dato il nome di Fantino. Beh, il fanciullo cresceva come tutti i fanciulli per vicoli e strade a giocare coi coetanei. Ma giunto all’età di 12 anni, durante una delle solite uscite per le vie della città, si imbattè in una cerva, “la quale facendo mostra ora di lasciarsi prendere, ora di fuggire, portò il giovinetto in una spelonca, da dove uscito un venerando vecchio, l’istrusse nel servizio di Dio e nella sua vera Fede” [lo educò al Cristianesimo]. Quindi rientrato a casa e avendo evidentemente raccontato il tutto ai genitori, questi si rammentarono del sogno di qualche anno prima e repentinamente abbracciaronola Fedecristiana dopo aver, naturalmente, distribuito le loro ricchezze ai poveri. La loro santità inizia da qui e però…Scrive don Bruno Sodaro, in Santi e Beati di Calabria, che “riconosciuti come cristiani furono deferiti al Console, che diede subito ordine perché fossero condotti a Siracusa, dove egli si trovava. Furono quindi percossi a sangue e, riconosciuti costanti nella loro fede, furono gettati in prigione”. Furono torturati e martirizzati incontrando la morte il 31 luglio del 304, mentre il beato figliolo Fantino faceva ritorno a Taurianova per intraprendere il cammino della Fede. Questi, al servizio di un pagano di nome Balsamio che lo prese come pastore di pecore, fu costretto a subire tantissime angherie dal suo padrone che lo sospettava di infedeltà, credendolo, insomma, generoso verso i contadini poveri ai quali prestava i cavalli affidatigli, dal padrone, per trebbiare il grano. Ed era vero e per questo, davanti a Balsamio, si difese coi fatti che per molti passarono per miracoli. Il padrone volle verificare di persona, dubitando dei delatori. “Fantino dietro ispirazione divina, vide il padrone che si dirigeva verso la trebbiatura e con la frusta percosse i covoni che all’istante si trasformarono in erba nel campo e i cavalli sull’erba. Il padrone vide e se ne tornò tranquillo”. Ma i detrattori, non ancora dati per vinti, continuarono a calunniare il santo pastorello presso Balsamio che, per l’ultima volta, volle verificare con un’azione improvvisa, proprio per prendere di sorpresa il servo. E Fantino, come informato da canali divini e non poteva essere altrimenti, “su un cavallo sospingeva gli altri cavalli che aveva avuto in custodia, per attraversare il fiume Metauro [oggi Petrace] molto pericoloso alla foce. Prima di attraversarlo, ebbe un’ispirazione e, come se parlasse a qualcuno: ‘fermati Metauro – disse al fiume – perché passa Fantino, servo di Dio”. Beh, come il Mar Rosso per Mosè, anche il fiume di Taurianova si aprì e fece passare dall’altra sponda il giovane Fantino. Balsamio  a tale vista rimase come fulminato e gridò “Abbi pietà di me, o servo altissimo di Dio e fa che venga a te”. Così Balsamio passò dall’altra riva e non solo del fiume… Il nostro santo morì il 24 luglio del 336, ad appena 33 anni di età e la sua tomba era stata posta a Tauriana, nella villa di Balsamio nella cui Cripta viene venerato, accanto alla quale vi fu eretto un convento femminile greco. Oggi Fantino viene ricordato come titolare della parrocchia di Tauriana di Palmi e celebrato con una solenne processione accompagnata dalla benedizione di cavalli e cavalieri. Non solo. Le Diocesi di Oppido – Palmi e Reggio – Bova lo ricordano assieme a san Balsamio.