Mantova, rifiuti speciali usati per i mangimi dei maiali

A seguito di una ispezione presso una struttura agricola, che si occupa di allevamento di suini destinati alla produzione di prosciutti dop, i militari hanno scoperto che presso l’azienda venivano stoccati rifiuti speciali di origine animale e vegetale, costituiti da scarti di lavorazione dell’industria alimentare e riciclati come mangimi.

Venduti da due ditte del settore alimentare (una del mantovano e l’altra della provincia di Parma, entrambi facenti capo ad un unico titolare), gli “scarti”, invece di essere trasportati ad un impianto di biogas per la produzione di energia (come previsto dalla normativa e riportato sui documenti commerciali), venivano stoccati presso l’allevamento dove venivano somministrati come mangime ai maiali allevati.

Posti immediatamente sotto sequestro circa 750 suini e 30 tonnellate di scarti di lavorazione, pronti per essere somministrati agli animali. I successivi accertamenti hanno consentito di appurare che l’allevamento mantovano era inserito nelle filiere di produzione di diversi prosciutti a Dop e che negli ultimi 24 ultimi 24 mesi le due aziende agroalimentari avevano inviato alla struttura agricola circa 250 tonnellate di rifiuti agroalimentari (con i quali si stima siano stati alimentati quasi 2mila suini ed ottenuti circa 3.500 prosciutti).

Nella conservazione che le carni derivanti dai suini alimentati con tali prodotti e già macellati erano state illecitamente destinate alle note produzioni tutelate, il Gip del Tribunale di Mantova, concordando pienamente con la richiesta della Procura della Repubblica e del Nas cremonese, ha emesso un decreto di sequestro preventivo di tutte le cosce suine ottenute dagli animali allevati dall’azienda agricola mantovana e macellati negli ultimi 15 mesi. L’operazione ha consentito al Nas di Cremona, con la collaborazione nella fase esecutiva del Nucleo di Udine, di sottrarre alla distribuzione oltre 1900 “Prosciutti di Parma Dop” e “Prosciutti di Modena Dop” e circa 400 “Prosciutti San Daniele Dop”, detenuti in stagionatura da oltre 40 stabilimenti emiliani e friulani, per un valore complessivo di circa 300 mila euro.

I prodotti in sequestro, nel caso in cui gli accertamenti di natura sanitaria in corso dovessero certificarne l’idoneità per il consumo umano, sono comunque destinati a perdere la “Denominazione di Origine Protetta” e ad essere venduti come prodotti agroalimentari non tutelati. Il titolare dell’allevamento è stato denunciato per frode in commercio e vendita di prodotti non genuini, nonché, in concorso con il legale rappresentante delle 2 aziende agroalimentari, per traffico illecito di rifiuti.