Vibo Valentia, omicidio Fortuna killer ripreso dalle telecamere

Potrebbero avere le ore contate gli uomini del commando che ha ucciso in spiaggia Davide Fortuna, freddato a Vibo Valentia. Ad incastrare un sicario le immagini di una telecamera di videosorveglianza posta sulla strada di accesso alla spiaggia del Pennello. Le immagini registrate dalla telecamera potrebbe essere utili perché l’uomo che guidava lo scooter utilizzato per accompagnare il killer sulla spiaggia aveva il volto scoperto. La persona che ha materialmente eseguito il delitto indossava, invece, un casco integrale.

Dagli accertamenti del medico legale è emerso che Davide Fortuna è stato ucciso con cinque colpi di pistola calibro 9 che lo hanno raggiunto al torace. A poca distanza dal luogo dell’omicidio, intanto, gli inquirenti hanno trovato uno scooter bruciato che potrebbe essere quello utilizzato dal killer e dal suo complice per raggiungere la spiaggia. Dai primi accertamenti è emerso che lo scooter era stato rubato nei giorni scorsi.  Dalla ricostruzione del delitto è emerso anche che il killer, prima di allontanarsi, ha sparato un colpo di pistola in aria a scopo intimidatorio. Quest’ultimo particolare è stato confermato dal ritrovamento di un bossolo ad alcuni metri di distanza dal luogo in cui è stato ucciso Fortuna. Con il passare delle ore negli ambienti investigatori si rafforza sempre più l’ipotesi che l’omicidio sia riconducibile allo scontro tra esponenti della criminalità di Piscopio e Stefanaconi, nel Vibonese.

Il delitto è stato consumato undici giorni dopo l’agguato al quale è sopravvissuto il pregiudicato Francesco Meddis. Ennesimo capitolo della faida, esplosa nel settembre del 2011, dopo l’omicidio di Fortunato Patania, ma latente da anni, tra gruppi mafiosi di Stefanaconi e Piscopio. E proprio a Piscopio Davide Fortuna, per frequentazioni e parentele, sarebbe stato strettamente legato. L’esecuzione spietata che gli è costata la vita, tra l’altro, è avvenuta a pochi metri dalla sua abitazione estiva, ubicata nello stesso complesso in cui, appena il 21 marzo scorso, venne ucciso il pluripregiudicato Francesco Scrugli e furono feriti Rosario Battaglia e Raffaele Moscato. Fatti di sangue contestuali al ferimento di Francesco Calafati, a Stefanaconi, registratisi un mese dopo l’omicidio, sempre a Stefanaconi, di Giuseppe Matina. Fatti precendenti all’assassinio, l’1 aprile, di Mario Longo.