Napolitano lascia nel 2013

“Conto i giorni alla rovescia fino al maggio del ’13”. Così il Capo dello Stato conferma l’intenzione di lasciare al termine del mandato. Napolitano non si pronuncia “nel merito” su “progetti volti a cambiare l’architettura costituzionale”, ma sottolinea che occorre “una visione ponderata dei nuovi equilibri da stabilire tra le istituzioni e tra i poteri, una visione ponderata alla luce di fondamentali principi e garanzie. E’ stata appena presentata la proposta della elezione di un’Assemblea costituente – prosegue -, e dopo trent’anni di tentativi abortiti di riforma costituzionale non si può negare che questo approccio abbia una sua motivazione”.

Ampie le riflessioni sul ruolo del Colle. “In questi sei anni al Quirinale – afferma Napolitano – ho potuto meglio comprendere come il presidente della Repubblica italiana sia forse il capo di Stato europeo dotato di maggiori prerogative”. “Gli altri capi di Stato “non esecutivi” hanno in generale poteri molto limitati. Il solo al quale, oltre a rappresentare l’unità nazionale, la Costituzione attribuisce poteri in vario modo precisi e incisivi è quello italiano”.

Il Governo invece “non può mai essere pertinenza esclusiva di un partito. E’ un’istituzione, il Governo, e risponde a tutti gli italiani. Naturalmente deve avere la fiducia di una maggioranza parlamentare che lo consideri un Governo da sostenere attivamente. Quando non fosse più così, le Camere lo sfiducerebbero. Questo è il funzionamento corretto dì una democrazia parlamentare”.