Pignataro Maggiore, ennesimo attacco ai terreni di don Ciotti

Che Libera dia fastidio alle mafie è notorio, che sia nel mirino della criminalità altrettanto. Ma Libera non si piega nonostante le pesanti intimidazioni, l’ultima in ordine di tempo in provincia di Caserta dove è andato distrutto oltre metà del grano pronto per la trebbiatura nel terreno della località Cento Moggia, a Pignataro Maggiore confiscato al clan Lubrano. Il sindaco di Pignataro Maggiore Raimondo Cuccaro parla esplicitamente di fiamme di origine dolosa. “Già ieri mattina – racconta il primo cittadino – mi ero recato sul posto per un incendio di sterpaglie lungo la strada che costeggia il terreno confiscato. Mi avevano avvisato tempestivamente i Vigili Urbani; l’immediato intervento dei Vigili del Fuoco aveva poi scongiurato il propagarsi dell’incendio. Poi ieri pomeriggio avevamo chiamato nuovamente i pompieri per un nuovo allarme. Questa mattina, l’agronomo da me inviato al terreno per dare il via al raccolto ha scoperto che gran parte del grano era andato bruciato. Il rogo sarebbe divampato nei pressi di una strada interna al fondo ma ha avuto origine in più punti; perciò pensiamo sia doloso. L’agronomo ha quantificato il coltivato andato perso nell’ordine del 50-60 per cento. Ora invierò una denuncia alla Prefettura e alle forze dell’ordine”.

“Continua l’aggressione ai beni confiscati, una rappresaglia continua e reiterata con il chiaro intento di colpire chi lavora per ristabilire legalità e sta realizzando un’economia giusta e sana nel nostro paese”. Questo il commento di don Luigi Ciotti, presidente di Libera, all’indomani dell’ennesimo incendio. “Le mozzarelle, il vino, la pasta, il succo d’arancia, le passate, i tarallini – prosegue Don Ciotti – fanno paura perché sono prodotti che coniugano il gusto della qualità con la corresponsabilità. Non possiamo più pensare a delle coincidenze, esprimiamo gratitudine verso il Corpo Forestale, il Ministro dell’Interno, le Forze dell’Ordine per il loro contributo per garantire la sicurezza di quelle realtà. Dall’assemblea nazionale di Libera, conclusasi a Senigallia, il grido del “No” è uscito forte e chiaro: andiamo avanti con più forza e determinazione, quei criminali – conclude il fondatore di Libera – devono rendersi conto che queste terre in Calabria, in Sicilia, in Campania, nel Lazio e in Puglia sono ormai davvero libere”.