Vibo Valentia, catturata la banda che terrorizzava la città, tutti giovanissimi ecco i nomi

Dovranno rispondere di furto aggravato continuato in concorso, ricettazione, detenzione e spaccio di sostanze stupefacente, detenzione illegale di munizioni. Oltre a tre indagati, la misura degli arresti domiciliari è scattata nei confronti di Saverio Ramondino, 20 anni; Manuel Ancora, 19; Alessio Lagrotteria, 21; Maria Stella Vacatello, 43; Francesco Cartisano, 19, tutti di Vibo Valentia. Quest’ultimo è stato rintracciato a Salerno, dove risulta domiciliato per motivi di studio.

L’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria riguarda: Carmelo Barba, 30 anni; Domenico Carnovale, 20; Leoluca Prestia, 19; Claudio Celano, 22; Francesco Junior Scrugli, 19; Dario Mantino, 21, anche loro tutti di Vibo Valentia.

Per quanto riguarda i quattro minorenni coinvolti, il gip del Tribunale per i  Minorenni di Catanzaro ha disposto nei confronti di due dei quattro indagati l’accompagnamento in comunità.

 Sono i protagonisti di una brutta pagina di cronaca di Vibo Valentia. Criminali a tutti gli effetti, considerati i numeri di furti e le attività illecite messe in atto in pochi mesi. E nel progettare ogni azione, il gruppo si ispirava alla “Banda della Magliana”, fino a prenderne anche gli pseudonimi. L’operazione “Golden fever”, condotta dalla squadra Mobile di Vibo Valentia, ha svelato i retroscena e i collegamenti che si celavano dietro diversi episodi che si erano registrati negli ultimi tempi in città. Diciotto le persone coinvolte, quasi esclusivamente giovanissimi, con 11 provvedimenti cautelari e quattro minori coinvolti.

E’ stato il “modus operandi” attuato dalla banda a permettere di collegare gli episodi, fino ad unire 37 furti ai danni di altrettante abitazioni. Un’organizzazione nata al di fuori degli ambienti della criminalità organizzata, al punto che quest’ultima aveva deciso, secondo i riscontri investigativi, di capire chi si nascondeva dietro a queste azioni criminali.

Complessivamente, la banda è riuscita a portare via monili in oro e orologi preziosi, poi venduti presso le rivendite di oro usato, con un guadagno di oltre 50.000 euro, somma “spartita” fra i componenti della banda che a rotazione ed a seconda delle “esigenze” operava in numero tre o quattro per ogni furto. Molti dei guadagni, finivano poi per essere utilizzati per l’acquisto di partite di droga.