Brindisi, Giovanni Vantaggiato non è sano di mente

“Il profilo è quello di una persona che presenta un disturbo grave, o una sindrome bipolare, per cui esistono i presupposti per un deficit dell’imputabilità, almeno parziale”. A descrivere la personalità di Giovanni Vantaggiato, l’attentatore di Brindisi, è il professor Francesco Bruno, criminologo, che ha il test di valutazione sul profilo psichiatrico dell’uomo. Bruno è stato nominato consulente della difesa dell’imprenditore 68enne di Copertino. “Dai miei colloqui con Vantaggiato – riferisce – viene fuori una condizione di sofferenza psicologica, che lo ha portato a compiere questi attentati, senza però lo scopo di uccidere”. “La sua è stata una sorta di vendetta privata, animata da forze psicologiche negative” afferma Bruno. “Ha avuto una sorta di incapacità di fermare questo impulso, come succede spesso ai piromani”.

Lo psichiatra specifica che questi “sono solo elementi preliminari, occorre capire se ci sono altri problemi, psichiatrici o no” che hanno determinato queste azioni. “Si tratta di un soggetto molto chiuso, isolato, con difficoltà di socializzazione, quindi non si esprime facilmente. Per quanto ho avuto modo di analizzare, sembra ci siano in lui condizioni di sofferenza psicologica che lo hanno portato a compiere questi attentati. Non voleva far del male, e infatti è frastornato dalle conseguenze del suo gesto, è stato mosso da rabbia e vendetta per una vicenda che lo aveva colpito personalmente e in cui non si era sentito per niente tutelato”.

Per quanto riguarda l’obiettivo dell’attentato “la scuola per lui non è stata una scelta consapevole, ha trovato un posto dove era facile nascondere l’ordigno e non si è reso conto delle telecamere”. Il criminologo nega la possibilità dell’esistenza di complici. “Sembra una storia privata e personale, dove altri complici non hanno avuto spazio, lui è un uomo che fa tutto da solo, non ha molti amici”. E in definitiva, sulla sua salute mentale. “Secondo me non è sano, esistono limitate capacità di intendere e di volere. Fondamentalmente non si è sentito tutelato dalla giustizia italiana”.