Libro su Ermacora Zuliani, fondò prima unità alpina della Repubblica Sociale Italiana

Trentasei mesi di studio e ricerca per 205 pagine di testo con decine di foto e documenti autentici. Per raccontare la storia vera, mai scritta, di un grande cittadino di Magnano in Riviera (Udine), Ermacora Zuliani detto “Mache”. A voler “rendere giustizia” alla sua memoria lo storico ed editore Giovanni Aviani Fulvio (e il figlio Guido Aviani Fulvio), letteralmente innamorato di quest’indagine, affidata ad Aldo Mansutti, 87enne majanese residente a Udine. Ora quest’anelito di verità si è trasformato in un libro: “Ermacora Zuliani. Mache. Un soldato da ricordare. Tra Grande Guerra, Spagna, Russia e Alpini della Repubblica Sociale Italiana”.  Il testo, che ha ottenuto il patrocinio del Comune di Magnano in Riviera, sarà presentato giovedì 21 giugno 2012, a Magnano in Riviera, nella Sala polifunzionale, alle 20.30. L’ingresso è libero. Saranno presenti il sindaco, Mauro Steccati, per un indirizzo di saluto e per ringraziare Aviani&Aviani Editori dell’iniziativa; Giovanni e Guido Aviani della stessa casa editrice, per tratteggiare il contenuto della ricerca (per la parte personale e militare di “Mache”); lo psicologo Lucio Costantini, che interverrà in merito al quadro umano di Ermacora; il commendatore Giuseppe Garzoni d’Adorgnano, reggente l’Associazione Reduci Alpini Reggimento Tagliamento, sodalizio che riunisce gli ultimi testimoni, ormai rimasti in meno di 30, tra il FriuliVg e il Veneto.

Chi era Ermacora Zuliani? 

Per molti giovani uno sconosciuto. Ma la sua è stata una vita pienamente vissuta, e vissuta animata da un grande amor di Patria.   Mache nasce nel 1897 a Magnano in Riviera, ove oggi riposa nel cimitero del capoluogo. Carattere schivo, un po’ introverso, si sposa con Olga e non ha figli. Per un periodo – a soli 26 anni – è sindaco del suo paese e quindi podestà. Fortemente legato alla sua terra, si adopera per migliorarla e per permettere ai concittadini di vivere meglio: a lui si deve la costruzione dell’asilo e dei campi sportivi di Magnano.  La parte dei fatti d’arme di Mache è piena di coraggio e colpi di scena: è un uomo che vive la Prima Guerra Mondiale, che partecipa alla Campagna di Spagna e alla prima Campagna di Russia Csir, in quest’ultimo caso come volontario, e indossa la camicia nera. Ne esce prostrato fisicamente, ma è già a Roma nell’estate del ’43, quando i tedeschi tengono la capitale contro gli Alleati. Sono proprio i comandanti tedeschi a offrirgli, in quei giorni, il comando della Divisione Corazzata Centauro. Una proposta che avrebbe allettato molti, ma che “Mache” rifiuta subito. Risale lo Stivale e, prima della nascita della Repubblica Sociale Italiana, fonda in Friuli Venezia Giulia, a Udine, partendo dalla caserma Prampero (già sede della Julia), il “Reggimento Alpini Tagliamento”: in meno di tre mesi arruola 1000 uomini tra Friuli e Veneto, che poi diventeranno 1500. L’obiettivo è difendere i confini della sua Patria dall’avanzata dei fedelissimi di Tito e quindi i confini Orientali dell’Italia. È storia. Col grado di colonnello, al comando del Reggimento che ha creato, si insedia nella Valle dell’Isonzo, tra Plezzo (Bovec – Slovenia) e Gorizia, e riesce a fermare l’avanzata del IX Corpus di Tito fino alla linea del Tagliamento proteggendo in particolare le zone di confine da Tarcento a Cividale del Friuli (Venzone, Gemona e Tarcento) unitamente alla X° Mas, ai tedeschi e ai cosacchi. È un tempo, quello, in cui il Friuli è territorio tedesco OZAK, ma “Mache” non esita a opporsi al potere dei comandanti tedeschi in loco quando si ipotizza, ad esempio, la creazione di una “zona chiusa” nel Cividalese, come possibile sito di riparo per Mussolini.   Il 25 aprile del 1945 termina convenzionalmente la Seconda Guerra Mondiale, ma gli scontri proseguono fino al primo e al 2 maggio (lo stop non è rispettato ovunque e gli scontri continuano in FriuliVg). In quei giorni Zuliani è nella Valle dell’Isonzo, con i suoi uomini, che cerca di proteggere e tutelare in ogni modo. Nella vicina Cividale del Friuli un gruppo di circa 150 tedeschi tiene la città. A cercare di liberarla ci sono osovani e garibaldini, ma sono pochi. Aldo Specogna della Osoppo si accorda con Mache. Zuliani lo raggiunge con armi, mezzi e con la cassa (300mila lire). Un incontro con il comandante tedesco porta a un accordo particolare: le due fazioni si fronteggeranno, per non perdere l’onore, e poi i tedeschi si arrenderanno. Così sarà, anche se la “scaramuccia” porterà comunque alla morte di un alpino del Reggimento Tagliamento, colpito alla testa.  Dopo poco l’arrivo degli Alleati. “Mache” viene arrestato, finisce in carcere, è processato e viene assolto. Finita la guerra è un uomo povero, senza lavoro. Ma pieno di dignità. Prima di morire, il 28 giugno 1958, per diversi anni farà il rappresentante di vini e bibite per la ditta “Fabbro” di Tricesimo.