Letture estive. Rosario Chiriano, un cristiano in politica

 Beh, cominciano le letture estive! E da questa settimana mi piace proporre ai lettori di laprimapagina.it il pensiero e le attività di personalità politiche, e non solo, della nostra Calabria. Questo è il turno di Rosario Chiriano dopo aver riletto il suo Un cristiano in politica edito nel 1992 da Editoriale Progetto 2000 di Cosenza. Deputato dal 1987, per due legislature, componente della Commissione Affari Costituzionali ed Interni, inoltre membro dell’Associazione d’amicizia Italia-Albania, si è adoperato, a Roma come in Calabria, percorrendo il pensiero e l’azione di quel Giorgio La Pira, il “santo – sindaco”, il quale alla Costituente aveva affermato la necessità di uno “ Stato per la persona e non la persona per lo Stato: ecco la premessa inalienabile di uno Stato essenzialmente democratici […] Esiste un’autorità dell’uomo rispetto allo Stato, l’uomo ha valore di fine e non di mezzo, perché la natura dell’uomo è spirituale e trascende, quindi, tutti i valori del tempo. Questa radice spirituale e religiosa dell’uomo è la base sulla quale è possibile solidamente costruire l’edificio dei diritti naturali, sacri ed imprescrittibili.”

Ed è in questa testimonianza dettata dalla Parola  predicata e tradotta sulla strada che si innesca il cammino del nostro uomo politico per il quale, come scrive lo stesso, è “necessario apprendere la massima di essere ‘prudenti come serpenti e semplici come colombe’. Come tutte le parole divine del Vangelo essa ha una profondità difficile da comprendere e da vivere”.

E non solo, per l’uomo politico, come per il Nostro, è necessario e molto significativo “comprendere l’altro paradosso che eleva la politica a servizio: ‘Il Figlio dell’Uomo non è venuto per essere servito, ma per servire’”.

È evidente che dal Vangelo e col Vangelo inizia e si compie il progetto politico di Rosario Chiriano, nato a Filadelfia, in provincia di Vibo Valentia,  il 1934.

Insigne avvocato e dirigente per molti anni dell’Azione Cattolica; sindaco della sua terra natia per oltre sette anni; consigliere regionale ed in questo ruolo ha presieduto la Commissione per lo Statuto della Regione Calabria; presidente del Consiglio regionale e dal 1987 parlamentare come sopra detto. Praticamente, da appena diciottenne, dal 1952 nell’agone politico insieme con la Democrazia Cristiana e sempre presente in ogni contrada , sia pure la più sperduta dell’Appennino calabro, per salvaguardare l’eredita calabrese, religiosa, storica e civile.

Giornalista e soprattutto raffinato e prolifico scrittore che ha lasciato numerose opere, tra le quali ricordo: Un cristiano in politica, Calabria “Problemi società istituzioni”, A bassa voce “Testimonianze per la politica”, Vito Giuseppe Galati “Pensatore e politico cristiano”; inoltre saggi su Carlo De Cardona, Antonimo Anile, Antonimo Guarisci e Pagine sul Movimento politico-democratico in Calabria; ed ancora conferenziere con contributi su : Fede e Politica un incontro salutare, Francesco D’Assisi la povertà tra utopia e santità, Giovanni Seneria testimone di operosità cristiana, I Cattolici in Calabria dal partito popolare all’avvento della Regione, Antonimo Guarisci meridionalismo e regionalismo, Stato e Partito in Aldo Moro, Costantino Mortati un calabrese costruttore e difensore dello Stato democratico, Giuseppe Rito il Cavatore simbolo della nuova Calabria e I diritti fondamentali dell’uomo e la Costituzione.

Insomma un umile uomo di chiesa, “avvocato – politico”, servitore della “politica, intesa come concezione di elevata attività finalizzata a servire l’uomo per maturare la società verso il proseguimento del bene comune, [che] appaga il bisogno di compiere il dovere di offrire il nostro lavoro per la terra di Calabria” come lo stesso ha lasciato scritto in Un cristiano in politica, già citato.

E non solo, affondando il dito nella piaga, ieri come oggi, Chiriano ammoniva e ricordava agli altri politici e parlamentari che concretamente “noi potremmo fare qualcosa di veramente grande, di veramente innovativo, dovremmo puntare ad una ‘politica’ di un’azione unica e concentrata”.

E come presago degli avvenimenti degli ultimi tempi e di questi giorni, avvertiva la necessità e l’urgenza di una “ ’unione, l’unità dei cattolici calabresi. Ecco ciò che potremmo e dovremmo fare”.

Oggi che c’è un proliferare di partiti ed associazioni nonché fondazioni che dicono di ispirarsi all’etica del vivere civile nel perseguire gli obiettivi tendenti al rispetto della vita, della famiglia, della donna e del lavoro, di fatto vanno verso altre vie senza unità di intenti e di programmazione, ecco allora l’unità agognata da Rosario Chiriano che è “unità culturale, unità operativa, unità politica”. E aggiunge che “se non riscopriamo continuamente la nostra identità risalendo alle fonti non solo della fede, ma anche dei credenti che sono stati maestri di vita cristiana, non è possibile unità tra noi”.

La stessa necessità avvertita  ed anche sofferta dal suo illustre predecessore Antonino Anile, tra i fondatori del Partito Popolare, il quale, durante un incontro a Crotone, nel 1921, esternò tutta la sua amarezza in un commovente, appassionato e coinvolgente discorso, “…la nostra Calabria, dall’unità in poi, in circa un cinquantennio di vita nazionale, non solo è stata abbandonata a se stessa, ma costretta a subire una serie ininterrotta di violenze in ogni suo elementare diritto. A rompere questa muraglia di egoismi umani, che ci stringe da ogni lato e minaccia di soffocarci, noi dobbiamo riacquistare i nostri beni morali perduti, che è fonte di ogni altra ricchezza e che la Calabria perdette nei periodi più fulgidi della sua storia”.

E già perché “chi non si radica nella tradizione del passato – concludeva il democraticocristiano Rosario Chiriano – non può vivere degnamente il presente. L’unità culturale significa, quindi affondare le radici della nostra storia di calabresi, non solo nel passato, anche nella storia più recente del movimento dei cattolici calabresi. Ecco perché ritengo che sia un dovere valorizzare i nostri pensatori, valorizzare i nostri politici, perché così sarebbe possibile salvaguardare, rivivere e reincarnare la nostra identità”.

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