Fioritura in ritardo per gli ulivi del Laghi Lombardi – Lariano Dop ma olio ok

Tutta colpa del prolungato freddo primaverile che ha determinato una situazione comune a tutte le aree olivicole lombarde, rallentando l’apertura delle gemme. A rivelarlo è un monitoraggio nei territori di produzione – dal Garda all’Iseo, dal lago di Como alla Bergamasca – effettuato da Coldiretti Lombardia e Aipol (associazione dei produttori). Come spiega il presidente di Coldiretti Como Lecco, Fortunato Trezzi, “il comparto olivicolo è di rilievo e prestigio anche per la nostre province, ricomprese nella Dop Laghi Lombardi”.

“Dal monitoraggio – aggiunge l’agronomo Francesco Renzoni, direttore di Coldiretti Como-Lecco ed esperto degustatore di olio – emerge che il freddo primaverile ha reso difficile la “mignolatura” (l’apertura delle gemme) nel territorio dell’intera regione in particolare su alcune varietà come il Leccino, mentre su altre come Casaliva e Frantoio, appare buona. Inoltre le gelate di questo inverno hanno defogliato diverse piante e in alcune c’è stata la rottura dei vasi linfatici”.

Trezzi e Renzoni ribadiscono e fanno proprie le parole del presidente di Coldiretti Lombardia Ettore Prandini, che sottolinea come “gli oli lombardi sono tra i migliori del mondo. Per tutti risulta strategica l’etichetta d’origine: deve essere chiara, completa e leggibile perché i consumatori hanno il diritto di scegliere. Il consumatore lombardo è fra i più attenti ed è significativo che il 33% degli oli Dop e Igp venduti dalla grande distribuzione venga acquistato proprio in questa Regione”.

In provincia di Como vi sono 58 aziende olivicole con 20,44 ettari in produzione, cui si aggiungono le 74 del Lecchese con 39,27 ettari dedicati (elaborazione su dati Ass. Agricoltura Regione Lombardia). Va dunque valorizzato l’olio delle nostre province – e incentivata la produzione – a fronte di una situazione di preoccupante globalizzazione, che quest’anno in Italia ha raggiunto il record di olio estero importato pari di 584mila tonnellate e ha superato la produzione nazionale. Nel 2011 si è verificato un ulteriore aumento del 3% nelle importazioni di olio di oliva dall’estero, quasi triplicate negli ultimi 20 anni (+163%). Gli oli di oliva importati in Italia vengono mescolati con quelli nazionali per acquisire, con le immagini in etichetta e sotto la copertura di marchi storici, magari ceduti all’estero, una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati nazionali ed esteri.