Boateng mantiene il Milan in corsa scudetto

Un goal fondamentale per il Milan per mantenere la speranza, perché la Juve mantiene il suo vantaggio di tre punti. Micidiale per il Genoa a un punto dalla zona retrocessione e a secco di vittorie da tre mesi.

L’avere escluso per scelta tecnica Seedorf e Robinho è qualcosa di epocale; quasi un affronto. Allegri le vuole vincere tutte e cinque e ha bisogno di gente che corre, che voglia crederci fino alla fine. Mette El Shaarawy al fianco di Ibra; rilancia Emanuelson trequartista. In difesa si affida a Nesta e Yepes. In panchina porta Cassano e Boateng. Di fronte c’è il Genoa di Luigi De Canio chiamato a compiere il miracolo, dopo la disfatta con il Siena e la pazzesca rivoluzione di Marassi. Formazione compatta: 4-5-1 con Palacio punta unica. Regole poche: spazi chiusi e contropiede.

Bastano pochi minuti per capire che il Milan non c’è proprio; letteralmente dissolto. Impalpabile, abbonato all’errore sistematico. Già all’8′ il Genoa protesta per un netto mani di Nesta, braccio alzato, sul bolide di Kucka. Rigore negato che carica i rossoblù, bravi ad alzare ritmo e baricentro. L’incipit rossonero è identico a quelli visti contro Fiorentina e Bologna e non è un caso vedere tutta la squadra rintanata nella sua trequarti. Partitaccia. E’ il 23′ quando il “difensore” Sculli mette in angolo il cross maligno di Nocerino. Niente di trascendentale, ma solo per segnalare il primo affondo di un certo rilievo di quello che resta dei rossoneri. Ci vuole El Shaarawy, al 31′, per vedere qualcosa da Milan. Bravo il Faraone a difendere palla, evitare Moretti e scagliarla in mezzo da posizione defilata, ma Granqvist si immola, anticipando Ibra. Ma è solo un lampetto. Il Genoa non si fa intimorire a pressa. Azioni lineari, elementari ma efficaci, mentre i rossoneri balbettano senza anima. Senza Ibrahimovic e il suo mal di pancia compreso. Senza voglia di vincere. A Marassi gli avrebbero già chiesto di togliersi la maglia.
Al 3′ della ripresa, Nesta con un prodigio anticipa Palacio al limite. La musica, insomma, non cambia. Due minuti dopo Allegri toglie El Shaarawy e Van Bommel. Tocca a Cassano e Boateng. Ibra si sveglia e mira il primo palo dove Frey si fa trovare pronto. A centrocampo Muntari va a fare il centrale, mentre Boateng scala a sinistra. Ma non sembra che le cose vadano meglio, anche se Antonio ci mette l’anima. Al 16′ Biondini, con una zampata toglie la palla dal piede di Boateng pronto ad abbattere Frey. Pochi secondi dopo, Emanuelson, servito da Ibra, sfiora il palo. Il gol sembra a tanto così, ma il Genoa si ricompatta. De Canio alza la voce: fuori Birsa, dentro Carvalho. Ma i rossoblù restano in dieci per l’espulsione di Jankovic al 27′: secondo giallo per fallo netto su Abate al limite. Superiorità numerica che potrebbe fare la differenza. Ma (almeno subito) non va. Come il destro di Cassano dal limite al 32′. Al 35′, mentre Veloso rileva Belluschi, Allegri gioca la sua ultima carta: Maxi Lopez per Antonini. Ma la risolve Boateng alla sua maniera; bolide sul primo palo, imparabile. Per rimanere aggrappati alla speranza.