Mezzo milione di italiani rischia di perdere la casa

Solo un terzo delle famiglie italiane arriva “tranquillamente” a fine mese. Almeno 500.000 famiglie hanno difficoltà ad onorare i mutui per la casa. Aumenta il credito al consumo dettato dalla necessità e cresce la povertà “in giacca e cravatta”, cioè quella dei lavoratori costretti a usufruire di mense e dormitori per i poveri.

E’ il quadro che emerge dal rapporto dell’Eurispes e dell’Istituto San Pio V di Roma in cui si evidenzia che il ceto medio si trova a subire non più la sindrome della quarta settimana, ma quella della terza settimana.

Secondo l’indagine ormai le famiglie, per far quadrare i conti, per pagare le rate per il mutuo, per far fronte alle spese di affitto, luce, gas e riscaldamento sono costrette ad un difficile gioco d’equilibrio. A ciò si aggiunge l’impressionante aumento del prezzo dei carburanti, arrivato alla soglia di due euro per litro.

Poco più di un terzo delle famiglie italiane riesce ad arrivare con serenità alla fine del mese. In parallelo, l’aumento del credito al consumo nel nostro Paese non e’ dovuto ad un dinamismo economico, ma solo dettato dalla necessità. Un italiano su quattro ricorre al credito al consumo per poter arrivare alla fine del mese.

L’ammontare del credito al consumo, concesso da banche e società finanziarie, registra volumi considerevoli. Quasi 94 miliardi di euro nel 2008. Dal 2002 al 2011 il credito al consumo in Italia e’ cresciuto complessivamente di piu’ del 100%.

L’incremento maggiore è stato registrato nelle regioni insulari e meridionali (rispettivamente del 107,7% e 105,5%).

C’e’ poi il capitolo mutui. Anche in Italia è allarme per l’insolvenza di quelli per la casa. Infatti il numero dei contratti non onorati è in aumento. Il debito complessivo in sofferenza ha superato i 12 miliardi di euro e le famiglie coinvolte sono almeno 500.000. E si tratta di un trend in crescita.

Come ricordato in queste ultime settimane anche dalla Caritas, aumenta la povertà definita dell’Eurispes in “giacca e cravatta”, quella che colpisce i ceti medi in difficoltà.

Cresce la schiera dei working poors, ossia quei lavoratori che, pur percependo uno stipendio, la sera, non avendo la possibilità di una casa nella quale rientrare, chiedono ospitalità nei dormitori pubblici.

Alla povertà di lungo periodo si va sempre più affiancando una povertà circoscritta a eventi temporanei (diminuzione del salario e/o del potere di acquisto, fuoriuscita ed espulsione dal mercato del lavoro, variazioni nel reddito da pensione o da sussidio, matrimonio, separazione e/o divorzio, malattia o decesso della persona di riferimento economico all’interno della famiglia, ecc.), eventi riferibili a fattori intermittenti e temporanei di vita. Un ceto medio, insomma, conclude il rapporto, “che si trova a subire non piu’ la sindrome della quarta settimana, ma quella della terza settimana”.