La responsabilità civile diretta mette a rischio l’indipendenza dei magistrati

Così il plenum del Consiglio superiore della magistratura ha bocciato, con 19 voti favorevoli, 3 contrari e un astenuto, l’emendamento del leghista Pini alla legge comunitaria che modifica la responsabilità civile delle toghe. Un provvedimento che è all’esame della commissione giustizia del Senato. Secondo il Consiglio superiore della magistratura, può rendere il sistema giudiziario italiano “davvero ingestibile” determinandone “l’implosione”.

Nel documento, che ha avuto anche l’assenso del laico del PdL Annibale Marini, si fa presente che l’azione diretta per il risarcimento del danno nei confronti del magistrato, introdotta dall’emendamento Pini, non esiste in nessun Paese al mondo. Ed avrebbe conseguenze pesanti sulla libertà di giudizio dei singoli giudici, in quanto il magistrato “potrebbe essere condizionato e influenzato nella scelta della soluzione giuridica, potendo optare per quella che meglio lo preservi dal rischio di azione diretta”. Inoltre i consiglieri del Csm fanno notare che la formulazione poco chiara della norma genererà difficoltà di interpretazione. “Dal Csm arriva uno schiaffo sonoro alla politica giudiziaria alla Berlusconi maniera” è stato il commento di Antonio Di Pietro, leader di Idv. “È ora di finirla. È mai possibile che ogni volta che si parla di giustizia l’unica cosa che sa fare il Parlamento è proporre norme per bloccare le indagini, criminalizzare i magistrati ed assicurare l’impunità ai soliti noti?”. Di tutt’altra idea Alfredo Mantovano (PdL). “Col documento approvato oggi, il Csm si ripropone quale organo interdittivo delle decisioni del Parlamento. Il problema per Palazzo dei Marescialli non è l’inesistenza nei fatti, 25 anni dopo il referendum, della responsabilità del magistrato per manifesta violazione di legge. Il problema è che per la prima volta la Camera e Senato abbiano deciso di affrontare seriamente la questione. Né si sceglie la strada di rettifiche che salvino il principio: l’importante è scagliare l’anatema, bruciando ogni possibilità di confronto costruttivo”.