L’urgagano Celentano si abbatte sulla Rai

Incontenibile ed esplosivo come al solito il Molleggiato. “E’ difficile non pensare che lo stesso Direttore Generale non sia sottoposto a pressione da parte dei partiti, e non soltanto della destra, ma anche della sinistra”. Lo dice Adriano Celentano, parlando della Rai nel suo intervento a “Servizio pubblico”.

“Alcuni giornalisti di Repubblica, per esempio, ci hanno dato dentro mica male per bloccare la mia partecipazione al Festival – sottolinea ancora Celentano – dicendo addirittura che sono un cretino, neanche più di talento, e questo mi dispiace un po’”. “A me piaceva – spiega poi rispondendo alle domande di Sandro Ruotolo – essere un cretino di talento. Perché vedi, nella composizione di queste due parole, “cretino di talento”, la parola “cretino” assume un significato diverso, quasi magistrale, è come dire “pazzo di talento”, “folle di talento”, “porco di talento”, porco cane… porca miseria volevo dire. Mentre, invece, è esattamente l’inverso per quelli che hanno fatto finta di non capire il senso delle mie parole, in quanti essi, essendo forse anche a loro insaputa i servi del potere, non vengono considerati come cretini di talento, ma persone che hanno un talento cretino. Cioé, è proprio il talento che è cretino”.

“Ma loro non sanno com’é il Paradiso”. Così Adriano Celentano, nell’intervista a “Servizio pubblico”, risponde a una domanda di Sandro Ruotolo sulle critiche rivoltegli dalle “alte sfere del Vaticano” perché “il Paradiso del Re degli Ignoranti diventa una sorta di nuvola dorata”.

Tornando sull’affondo contro Avvenire e Famiglia Cristiana dal palco di Sanremo, Celentano sottolinea di non aver “fatto altro che mettere in evidenza ciò che è inutile per la Chiesa. Per me rimangono inutili fino a quando sia Famiglia Cristiana che l’Avvenire non cambiano la loro linea editoriale”. Alla domanda di Ruotolo se cambierebbe quel monologo, “non hai capito il senso dell’attacco. Io non cambierei una virgola – rivendica il Molleggiato – di ciò che ho detto al Festival”. Quanto al parroco di Galbiate, che avrebbe detto che Celentano non fa mai l’elemosina quando va in chiesa, “il parroco di Galbiate – replica il cantante – è un brav’uomo, e anche la gente di Galbiate è brava gente, e non solo di Galbiate, ma in tutta la Brianza. Io non credo che lui abbia detto una cosa del genere, credo piuttosto – sottolinea – a una meschina manipolazione di Sorrisi e Canzoni”.

“Credo che l’errore stia proprio nel meccanismo di conduzione della Rai – ha risposto il Molleggiato ad una domanda di Sandro Ruotolo sul perché siano arrivate critiche feroci dai dirigenti aziendali nonostante gli alti ascolti -. Finché i partiti continueranno a litigarsela, la Rai sarà sempre preda di sotterfugi, intrighi e sospetti a danno del Paese”. Dalla sponda opposta, poche ore prima della trasmissione, è arrivata la notizia dell’apertura di una procedura per valutare eventuali violazioni del codice etico aziendale che Celentano, pur nella massima libertà di azione concessa dal contratto firmato, si era impegnato a rispettare. Ad attivarla il direttore generale Lorenza Lei, che ne ha dato comunicazione in consiglio di amministrazione, dimostrando che lo tsunami provocato dal Molleggiato ai piani alti di Viale Mazzini è tutt’altro che dimenticato, anche se l’arma azionata potrebbe risultare spuntata vista l’indeterminatezza dei tempi d’accertamento e delle possibili sanzioni.

La Lei avrebbe anche spiegato che la presenza dell’artista sarebbe stata subita dalla direzione generale, che avrebbe appreso della sua partecipazione a cose praticamente fatte. Celentano, nella puntata di “Servizio Pubblico” dedicata alla Rai, è intervenuto anche su società e politica. “Qualcosa mi dice che il cambiamento è nell’aria e che il vento di questo cambiamento sta diventando una tempesta – ha sostenuto -. Alle prossime elezioni potrebbero esserci delle sorprese. La gente sta cominciando a capire che non si va da nessuna parte se non prendiamo con forza e determinazione la via dell’onestà”. Ma al centro del suo intervento non poteva che esserci Sanremo, un’esperienza che il Molleggiato pensa sia conclusa.

“Però non è un problema – assicura – perché il successo è bello, gratificante ma non ha niente a che vedere con la felicità che si prova per esempio in una partita a bocce con quattro amici”. Terminata, di certo, è l’avventura del direttore artistico, Gianmarco Mazzi, finito nel mirino di diversi consiglieri Rai insieme a Mauro Mazza. In cda l’operato del direttore di Rai1 sarebbe stato oggetto delle critiche da Giorgio Van Straten, Rodolfo De Laurentiis e Giovanna Bianchi Clerici ed anche il presidente Paolo Garimberti avrebbe espresso più di una perlessità sulla sua gestione. Solo Guglielmo Rositani lo avrebbe difeso, rimarcando i buoni risultati di share. Ora la parola passa al dg, che la prossima settimana, quando l’argomento dovrebbe tornare in discussione, potrebbe dire la sua sul futuro della prima rete. Più di un consigliere non fa mistero di spingere per una sostituzione di Mazza, anche se è opinione diffusa a Viale Mazzini che un vertice in scadenza difficilmente si incamminerà su questa strada.