La Grecia confida che dall’Eurogruppo

I greci attendono il via libera ai 130 miliardi di euro di aiuti indispensabili per evitare il tracollo del Paese. Il Governo di Atene presenterà a Bruxelles l’ennesimo provvedimento varato per completare il recupero dei 325 milioni da scalare sul deficit di bilancio 2012 come richiesto da Ue, Fondo monetario internazione e Banca centrale europea. “Abbiamo identificato misure aggiuntive per complessivi 125 milioni – ha detto il premier Lucas Papademos – arrivando così al totale di tagli per 325 milioni di euro al budget”. Papademos ha spiegato che se da una parte non si è riuscito a evitare i tagli alle pensioni, nel complesso l’impatto delle misure “è più lieve” di quanto non possa sembrare. Per chi riceve una pensione di 1.500 euro, ci sarà una riduzione del 12% per l’ammontare oltre i 1.300 euro, pari a un taglio di 24 euro. Gli altri 200 milioni di risparmi erano stati ottenuti in settimana tagliando anche gli assegni di sostegno alle famiglie numerose.

La missione greca dunque andrà a Bruxelles con più ottimismo e sempre col pensiero al 20 marzo, giorno in cui il Tesoro dovrà rimborsare 14,5 miliardi di titoli di stato in scadenza. Sul tavolo dei ministri delle finanze dell’Eurozona, Atene metterà anche l’intesa raggiunta con i creditori privati per lanciare lo swap sul debito l’8 marzo con l’obiettivo di chiuderlo l’11 marzo. L’intesa prevede un taglio del 70% del valore nominale dei titoli. la delegazione greca sarà guidata dal ministro delle finanze, Evangelos Venizelos, ma potrebbe esserci anche Lucas Papademos che già oggi era a Bruxelles per una serie di incontri preliminari. In Grecia, dopo i moti di piazza dei giorni scorsi, anche la protesta sembra essersi presa una pausa in attesa del vertice di domani. All’ennesima manifestazione convocata per oggi davanti al Parlamento, chiamato a ratificare il piano del Governo, erano presenti, infatti, poche centinaia di persone. Secondo un sondaggio quasi il 76% dei greci restano favorevoli alla permanenza nell’Unione Europea e nell’euro, e solo il 19,6% vorrebbe tornare dracma, moneta nazionale prima dell’adesione alla zona euro nel 2002. In realtà, le parole della vigilia non sembrano dare per scontata la decisione tanto attesa da Atene. Da un lato c’è chi, come il ministro austriaco delle finanza, Maria Fekter, considera il via libera agli aiuti ormai inevitabile. “Al momento mi sembre che si sta andando esattamente in questa direzione – ha detto oggi – . Domani ci saranno intensi negoziati sui meccanismi di controllo. Non credo che ci sia una maggioranza che voglia percorrere una strada diversa, anche perché una via diversa comporterebbe costi enormi”. Dall’altro, i “falchi” continuano a manifestare dubbi. In prima fila ancora il ministro tedesco delle Finanze, Wolfgang Schauble che anche oggi critica l’atteggiamento di Atene: “Bisogna assolutamente aiutare la Grecia, ma questo presuppone che si sia anche disposti a farsi aiutare”, dice Schauble aggiungendo che la Germania si è offerta di aiutare i greci “inviando funzionari delle finanze in grado di mettere in piedi un’efficiente amministrazione fiscale”, ma “finora l’offerta non è stata sfruttata”.

Il commissario europeo alla Giustizia, Viviane Reding, ha sottolineato invece che “la solidarietà non è gratuita” e che “la Grecia deve fare la propria parte per ottenere questo aiuto”, piuttosto che “cercare capri espiatori al di fuori della Grecia accusandoli di essere responsabili dei loro mali”. La Reding ha giudicato “comprensibile che i ministri delle Finanze non vogliano più aspettare a braccia conserte le promesse che non vengono mantenute” ed ha concluso dicendo che “i soldi non devono finire in un pozzo senza fondo”. Quello del pozzo e dei soldi è il nodo che l’Eurogruppo dovrà sciogliere domani. Dando per probabile lo sblocco degli aiuti, il problema saranno le garanzie sull’utilizzo dei 130 miliardi di euro da parte della Grecia. Le dichiarazioni delle ultime settimane, soprattutto da parte tedesca e francese, sembrano escludere che ad Atene venga lasciata carta bianca sulla spesa. E’ molto probabile, invece, che gli aiuti vengano depositati in un fondo bloccato presso terzi (sul quale la Grecia dovrebbe versare gli interessi sui nuovi prestiti che dovrebbero esserle concessi) e che il loro prelievo utilizzo sia sottoposto a meccanismi di controllo da stabilire, affidati o alla stessa troika (Ue, Fmi, Bce) o al Fondo salva stati. Un’intesa tra falchi e colombe dell’Eurogruppo dovrà essere trovata anche sulla quota degli aiuti da destinare prioritariamente a rimborsare parte del debito pubblico. Secondo alcune fonti, con questo vincolo i 130 miliardi non sarebbero sufficienti per aiutare la Grecia a raggiungere il target del 120% debito/pil nel 2020 dal 160% di oggi e probabilmente sarà necessario prevedere almeno altri 5 miliardi di aiuti.