Celentano porta la guerra a Sanremo

Esplosioni e bombardamenti, fuoco e fiamme e vittime, immagini che evocano le guerre del mondo ma pure il conflitto più aspro, quello che contrappone l’uomo alla Terra, la distruzione di un pianeta per mano del suo scellerato abitante. E’ il Molleggiato che aprirà così questa sera il Festival di Sanremo con cinquanta minuti di performance, introdotti da tre minuti di boati.

Sul palco decine di comparse giacciono fingendosi senza vita. Poi, cinquanta minuti di canzoni e sermoni con una lunga disquisizione sul senso della parola “politica”, sul ruolo del “popolo sovrano”. Preceduto da un’attesa messianica amplificata da polemiche, prove blindate, voci di richieste bizzarre, il momento di Celentano è arrivato. Scenografia essenziale, di fatto quella, salvo variazioni dell’ultima ora, di 125 milioni di cazzate, lo show che fece su RaiUno, correva l’anno 2001. Con l’idea, forse, di farne una evoluzione ideale con la performance di oggi, un modo per riprendere il filo, da 125 milioni e Rockpolitik (2005) a oggi, sul palco un tavolo di legno con sopra libri e una abatjour, il pulpito poco più in là.

Celentano potrebbe parlare anche della questione degli F35, i bombardieri d’attacco e la polemica sulle intenzioni dell’Italia di acquistarne 131 anche nonostante la manovra lacrime e sangue. Forse accennerà anche a che cosa lo ha spinto a devolvere in beneficenza il suo cachet. Ma Celentano, come ha detto il direttore artistico del festival, Gianmarco Mazzi, è soprattutto musica. E la musica c’è. Durante le prove blindatissime all’Ariston ha provato Non so più cosa fare, dal nuovo album Facciamo finta che sia vero, ma nel teatro blindatissimo si sono sentite pure Ti penso e cambia il mondo e brani che risalgono più indietro nel tempo, come Il forestiero.