Grecia sull’orlo di una guerra civile

Un piano accettato per ricevere il via libera europeo, probabilmente nell’Eurogruppo di mercoledì, alla seconda tranche di aiuti per superare la crisi. I due partiti che sostengono la coalizione di governo hanno 236 parlamentari nell’Assemblea composta da 300 membri, ma almeno 13 conservatori e sette socialisti hanno annuciato che voteranno contro il piano. Oggi un deputato conservatore si è dimesso, unendosi così ai tre socialisti che hanno lasciato l’incarico questa settimana. Tutti sono stati sostituiti. Alcune migliaia di persone intanto si sono radunate vicino al Parlamento. La polizia presidia il grande edificio di piazza Syntagma in assetto antisommossa. Molti striscioni protestano contro l’austerità e l’Europa che la impone. Secondo alcuni siti greci questa sera attorno al palazzo i potrebbero essere fino a duecentomila persone. “La Grecia intende lanciare tra oggi e venerdì 17 febbraio l’offerta pubblica ai suoi creditori privati per la ristrutturazione del debito, per non correre il rischio di “un fallimento”, ha detto intervenendo in aula il ministro delle finanze Evangelos Venizelos. Il Premier Papademos dovrebbe parlare ai deputati alle ore 19:30 per difendere il provvedimento, la cui adozione ha provocato le dimissioni dall’esecutivo di quattro ministri del partito di estrema destra del Laos e di un ministro socialista.

La crisi non dovrebbe comunque mettere in discussione il passaggio del provvedimento. Il governo di unità, sostenuto anche dai socialisti del pasok, maggioritari, e dai conservatori di Nea Demokratia, conta infatti 252 seggi su 300 e solo 16 appartengono al laos; l’esecutivo dovrebbe quindi ottenere oltre 200 voti favorevoli. Il pacchetto prevede una radicale riforma del mercato del lavoro, con una profonda deregulation; una diminuzione di oltre il 20% del salario minimo garantito e un taglio nelle pensioni; una drastica economia di spesa in settori come la difesa, gli ospedali e le autonomie locali; la vendita dei gioielli di famiglia, come le quote pubbliche in petrolio, gas, acqua e lotteria. In cambio, il progetto di accordo tra la Grecia e i suoi creditori internazionali prevede il via libera al nuovo piano di salvataggio da 130 miliardi di euro, con la possibilità di usufruire di 35 miliardi di prestiti dal fondo temporaneo salva-Stati Efsf, che andranno ad aggiungersi ai 4,5 miliardi dei ricavi dalle privatizzazioni e ai risparmi. Un invito ad approvare il provvedimento è giunto dai creditori privati della Grecia. I deputati “devono capire ciò che è in gioco e riconoscere che al di là del rigore vi saranno dei vantaggi numerosi e tangibili per il popolo greco”, ha spiegato il capo negoziatore dei creditori, il direttore dell’istituto di finanza internazionale Charles Dallara. “Dobbiamo fare in tempo per evitare un rischio di fallimento, ma il calendario è molto serrato”, ha avvertito Dallara. Se Atene non riceverà 130 miliardi di euro entro il 20 marzo, data nella quale  è previsto il rimborso di 14,5 miliardi di bond, rischia infatti il default.