Malasanità a Praia a Mare, muore perché manca l’anestesista

La Commissione parlamentare d’inchiesta sugli errori in sanità e i disavanzi sanitari regionali, presieduta da Leoluca Orlando, chiede alla Regione Calabria chiarimenti in merito al caso di una donna di 71 anni morta all’ospedale di Praia a Mare (CS), a causa di uno shock cardiogeno.

La paziente era ricoverata nel Reparto di medicina da qualche giorno, spiega la Commissione in una nota, ma nella notte di lunedì 6 febbraio le sue condizioni si sono aggravate, e a quando sembra il medico di turno non è potuto intervenire a causa della mancanza di un anestesista. “La Commissione che presiedo – afferma Orlando – resta in attesa del richiesto aggiornamento conoscitivo circa lo stato di attuazione del Piano di rientro dal disavanzo sanitario regionale e di conoscere come la Regione Calabria intende procedere la rimodulazione della rete ospedaliera, con particolare riferimento agli ospedali di confine e di montagna, oggetto di specifica nota inviata al presidente Scopelliti due settimane fa. Approfondimento reso tanto più necessario alla luce degli ultimi eventi di cronaca”, come appunto il caso dell’anziana morta a Praia a Mare.

“In vista della trasformazione del presidio ospedaliero praiese in Casa della salute, a quanto si apprende da notizie stampa – si legge ancora nella nota della Commissione – il direttore generale dell’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza Gianfranco Scarpelli, con delibera dello scorso 31 gennaio, ha disposto il trasferimento dei medici chirurghi e degli anestesisti in dotazione all’organico di Praia a Mare al presidio ospedaliero di Cetraro. Personale medico e dirigenza hanno lamentato i possibili disservizi legati a questa decisione, mentre i sindaci dei comuni dell’Alto Tirreno cosentino si dichiarano pronti a far ricorso al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar Calabria che ha rigettato le osservazioni dei comuni di Praia a Mare e Tortora”.

Orlando ricorda che la Commissione “sollecita i presidenti di tutte le Regioni sottoposte a Piano di rientro a far sì che il doveroso recupero del disavanzo e il contenimento delle spese non si traducano in una minore garanzia della tutela del diritto alla salute dei cittadini, e ciò al fine di prevenire possibili casi di errore sanitario, sovente attribuibili non tanto ad imperizie degli operatori sanitari, quanto ad anomalie funzionali ed organizzative”.