Ti mando un bacio nell’aria a Milano

…Dimenticherai. La vita è fatta così. Tutto si cancella col tempo. I ricordi si attenuano, il dolore diminuisce. Ti ricorderai di questi giorni come ci si ricorda di un uccello, di un fiore…

Una citazione dalla Trilogia della città di K, di Agota Kristof, è il ring, il filo spinato, il confine dentro cui si fronteggiano e si rispecchiano Lui e Lei, un uomo e una donna, i due protagonisti di Ti mando un bacio nell’aria

Torna a Milano la Compagnia M’Arte Movimenti d’Arte con il suo nuovo spettacolo Ti mando un bacio nell’aria, di Sabrina Petyx diretto da Giuseppe Cutino, in scena al Crt Salone in prima nazionale dall’1 al 12 febbraio.

Protagonisti un uomo e una donna, immersi in un tempo in cui ogni giorno nuovi eventi potrebbero portarci a spalancare la finestra e gridare le nostre ragioni, il nostro dissenso, il nostro voler una vita capace di somigliare a quanto avevamo sperato, desiderato, creduto.

Un tempo di tradimenti, di sogni infranti, di compromessi, di indifferenza.

Un tempo che dilaga, che avanza, che contagia le cose e noi lì che lo stiamo a guardare, che ci riempiamo la bocca di parole, di buoni propositi, di bei ricordi, di mille proposte che si potrebbero un giorno realizzare.

Un tempo in cui la ragione diventa schiava di chi se ne riempie la bocca con più voracità, senza nessuno che con forza sappia allungare le mani per ridarle onore e libertà.

Un match, una partita verbale con due antagonisti, Lui e Lei, che cercano di trovare una via d’uscita davanti alla fredda realtà dei fatti, ma che non ci riescono. E non riescono neanche a reagire, quasi fossero paralizzati dalla forza dell’ abitudine.

Chi siamo noi in questo tempo? Da quale parte abbiamo scelto di stare? Siamo davvero da un’altra parte? O siamo davvero così lontani da essere assenti?

L’indolenza nutrita di belle parole è un virus letale. Perchè fare non è uguale a non fare. Restare non è uguale ad andare. E poco importa cosa coltiviamo nel nostro orto dei “vorrei” e “dovrei”. Le intenzioni bastano solo per acquietare le coscienze più intorpidite.

Un contrasto racchiuso in una coppia prova a mostrarci, come uno specchio, una parte di quel che siamo, di quel che siamo diventati, di quello che vorremmo diventare. Di quello che non siamo in grado di fare. Di quello che abbiamo imparato a sopportare.

Lui e Lei, come due esemplari di genere umano, si dibattono, ciascuno nella propria quotidiana cattività, soccombendo o adattandosi ad un immobilismo e ad un’amnesia, scritte nel destino, nel buon senso comune, nella ragione dei tanti.

Un match, una sfida, un gioco al massacro che si ripete e dal quale non si riesce a  scappare, perchè, si sa, in un mondo in cui ogni reazione sembra aver perso di senso, “la cosa più difficile… è cominciare”.