La mafia calabrese ed i tre finanzieri prezzolati a Milano

Conclusa poche ore fa la quarta tappa dell’inchiesta anti-‘ndrangheta che vede marciare di pari passo la procura di Milano e quella di Reggio Calabria. Tiene per ora al centro dell’inchiesta la famiglia Lampada, che sino a pochi anni fa sembrava composta da imprenditori “normali”, tanto che uno di loro partecipò a una serata di gala a Roma, alle presenza di Gianni Alemanno, presentato come un esempio.

La squadra Mobile, con l’ordine firmato dal giudice Giuseppe Gennari, è andata a cercare altri presunti fiancheggiatori della cosca. Erano stati già arrestati, mesi fa, un avvocato, un politico calabrese e un giudice del tribunale di sorveglianza. Oggi tocca a tre finanzieri che collaboravano con “Pinotto”, come la cosca chiamava un loro quarto collega, Luigi Mongelli. Secondo l’accusa, in meno di due anni, hanno ricevuto bustarelle, a rate mensile, per la clamorosa somma di 720 mila euro.

Gli altri due arrestati sarebbero due informatori. Uno di più alto livello, un uomo in contatto con altri ufficiali dello Stato, forse dei servizi segreti, in grado di conoscere alcune inchieste e farle arrivare all’esterno, violando i segreti d’ufficio. L’altro lavora in un  hotel dove l’organizzazione riceveva a sue spese invitati di alto rango, compreso un magistrato: quando la squadra Mobile andò a fare degli accertamenti, dall’hotel partì una telefonata alla cosca, per dare l’allarme.

Secondo indiscrezioni, questa volta i magistrati, coordinati da Ilda Boccassini, hanno colpito nel portafoglio. Per i finanzieri, nel numero di tre, accusati di essere infedeli allo Stato e corrotti dai mafiosi calabresi, è scattato il sequestro preventivo degli appartamenti. E l’ordinanza, di circa 200 pagine, è fitta di intercettazioni telefoniche nelle quali, attraverso un linguaggio coperto, ci si informa reciprocamente delle indagini in corso. Purtroppo per la cosca, i poliziotti hanno fatto loro credere di aver abbandonato l’indagine, ma non era così. Nelle settimane scorse alcuni arrestati, compreso Giulio Lampada, hanno accettato di rispondere agli interrogatori della Procura.