Turismo con una marcia in più

Finalmente il nuovo anno: del 2011, dei suoi problemi, delle difficoltà, dei drammi che ho portato con sé non vorrei più sentirne parlare.

Anche se, sosteneva Cicerone in Brutus: ”Nulla che sia del tutto nuovo è perfetto”.

In effetti, apriamo una pagina, ma non può che essere la continuazione di un libro scritto nei mesi precedenti, con tutto quello che d’irrisolto portano quale zavorra.

Il turismo all’aria aperta forse ha una marcia in più, occorre utilizzare la forma dubitativa, perché è difficile lasciarsi andare ad affermazioni certe e inconfutabili in questo momento, ma è sicuro che i cromosomi dell’abitar viaggiando e del viver sotto le stelle sono diversi da quelli d’altre forme di tempo libero e contribuiscono a indicare la strada da percorrere.

Una strada non facile, ma che ha la fortuna di poter tracciare direttamente la rotta, senza mediazioni di altri: il turista nel nostro caso è protagonista in tutto e per tutto, non necessità di mediazioni e nemmeno di qualcuno che gli indichi la rotta.

Il ”nostro” turismo è genuino e risponde a criteri del tutto atipici nei confronti degli altri segmenti che compongono il variegato mondo del tempo libero: piazza e territorio, tipicità e differenze, campanili e castelli costituiscono l’elemento caratterizzante all’interno del quale il turista copre un ruolo determinante, di protagonista, d’attore del proprio presente e del proprio futuro.

In momenti di difficoltà, con la crisi che morde e le disponibilità economiche che calano, proprio questi valori recuperano a pieno la propria essenziale funzione.

Chi credeva che il turismo della globalizzazione avesse vinto la guerra non si è nemmeno accorto che stava perdendo, giorno dopo giorno, singole battaglie: ora è chiaro l’esito dello scontro titanico tra chi crede nel territorio e nell’uomo quale protagonista e chi pensa che si debba fornire un prodotto già preconfezionato, avulso dalla realtà, accattivante, ma posticcio.

C’é voluta una crisi dagli aspetti drammatici per spiegarlo a gran voce, per chiamare tutti a responsabilità, per sottolineare con chiare lettere che il mondo che uscirà dalla crisi attuale sarà diverso e si caratterizzerà proprio per i nuovi rapporti che s’instaureranno e per i diversi valori di riferimento.

Così il turismo all’aria aperta, genuino e non mediato, in grado di proporre elementi veri, un territorio vivibile, un sistema integrato con il mondo che lo circonda, avulso dall’aleatorio e dal posticcio, ma calato nella realtà s’impone all’attenzione non solo di chi utilizza per il proprio tempo libero veicoli ricreazionali, ma per tutto il settore.

Questa é la scommessa del 2012: in un momento difficile, ricco d’interrogativi, occorre aver la forza di guardare avanti, di recuperare gli antichi valori e su questa base di costruire un progetto a misura d’uomo e di donna, nel quale il turismo diviene il traino del territorio.

Crederci è importante e costituisce un primo passo, ma occorre costruire con capacità le basi sulle quali poggiare il futuro.

Un futuro che, proprio come sosteneva Cicerone, non è del tutto nuovo, anzi ha uno splendido sapore d’antico, quello della genuinità, dei valori condivisi, dell’umanità che porta con sé e che si pone al servizio del nostro Paese per aiutarlo a riprendersi dall’attuale difficile situazione in cui versa.