La sfida dell’Iran agli Stati Uniti missili nel Golfo Persico

Lancio di prova di un missile balistico a lungo raggio nel corso delle esercitazioni navali che il paese islamico sta compiendo nel Golfo Persico. A darne notizia l’agenzia ufficiale di regime Irna. “Abbiamo collaudato un missile terra-mare chiamato Qader, che è riuscito con successo a distruggere bersagli predeterminati nel Golfo” Persico, ha scritto l’Irna citando il portavoce delle manovre navali iraniane, l’ammiraglio Mahmud Mussavi. Poche ore prima Mussavi aveva annunciato il lancio di prova del Qader (Capace) e di un altro missile balistico a lungo raggio, il Nour. Il collaudo era già stato annunciato e poi smentito due giorni fa.

L’Iran sta conducendo un’esercitazione navale nel Golfo Persico, dopo aver minacciato la chiusura dello Stretto di Hormuz, passaggio obbligato di tutte le rotte petrolifere dal Golfo, in un crescendo di tensione con l’Occidente. In questi giorni Teheran ha annunciato e poi smentito almeno una volta il lancio-test dei suoi missili balistici a lungo raggio, in grado di colpire Israele e le basi Usa, e ieri ha annunciato il collaudo avvenuto di un missile terra-aria. Quotidiana e costante la sfida tra l’Iran e l’Occidente capeggiato dagli Stati Uniti. Ma dopo l’annuncio delle nuove sanzioni economiche di Washington, Teheran ha messo sul piatto non solo parole ma anche fatti. Senza conseguenze immediate, è vero, ma certamente tali da creare ulteriori tensioni e preoccupazioni. Due le “sfide” di cui la Repubblica islamica d’Iran ha dato notizia: il lancio di un missile a media gittata vicino allo strategico stretto di Hormuz e l’utilizzo, per alimentare il reattore di ricerca nucleare di Teheran, di una barra di uranio per la prima volta arricchito proprio in Iran. Una dimostrazione di forza fatta nel momento in cui i Paesi occidentali accentuano la pressione sul Paese degli ayatollah, accusato, malgrado le continue smentite, di voler fabbricare la bomba atomica usando il pretesto di un programma nucleare con finalità civili. Intorno allo stretto di Hormuz, canale che collega il Golfo Persico al Mare Arabico, transita quasi il 40% del traffico marittimo mondiale di petrolio. Teheran ha minacciato di bloccare in caso di nuove sanzioni. Gli Usa hanno già definito “irrazionale” un’ipotesi di questo genere la cui attuazione, hanno minacciato, “non sarà tollerata”.

La seconda sfida iraniana è stata resa nota dall’Agenzia iraniana dell’energia atomica che ha comunicato di aver “introdotto nel cuore del reattore di ricerca nucleare di Teheran per verificarne il buon funzionamento” una barra di combustibile nucleare per la prima volta prodotto in Iran. Il test “ha avuto successo”. Il presidente americano Barack Obama aveva promulgato una legge che rafforza le sanzioni finanziarie contro l’Iran, soprattutto contro la Banca Centrale. L’effetto immediato è stato il crollo del valore del rial: il tasso ufficiale di cambio con il dollaro è passato da 11.000 a 16.000 rial. Il presidente Mahmoud Ahmadinejad è stato costretto a una dichiarazione pubblica. La Banca centrale iraniana reagirà “con forza”, ha detto. Può fronteggiare, ha aggiunto il presidente “le pressioni dei nemici” e “deve, con forza e fiducia, essere talmente solida da vanificare tutti i complotti nemici”. Sullo stesso tema la notte scorsa il generale Hossein Salami aveva già tuonato: “Se gli interessi vitali del nostro Paese saranno minacciati dal nemico, noi risponderemo su vari fronti”. Mentre il presidente della Camera di commercio iraniana Mohammad Nahavandian ha fatto notare che sanzioni “senza precedenti e ingiustificate” provocheranno “perdite reciproche”. Aumento del prezzo del petrolio, tra i primi effetti.