305 milioni da Rotelli per salvare il San Raffaele di don Verzè

Uno degli imprenditori che ha risposto all’asta lanciata dall’Istituto San Raffaele per ricevere offerte migliorative rispetto a quella avanzata tandem Ior-Malacalza è il patron del gruppo ospedaliero San Donato, Giuseppe Rotelli.

L’offerta presentata dall’imprenditore della sanità privata è di 305 milioni di euro. Potrebbe trattarsi di un’offerta diversa nei contenuti, della quale quindi non si conosce ancora l’effettiva convenienza.

Quella di Rotelli sarebbe l’unica proposta migliorativa per l’istituto arrivata entro le ore 12 del 31 dicembre al notaio Enrico Chiodi Daelli. L’Humanitas, che fa capo alla famiglia Rocca, non ha presentato invece un’offerta. In ogni caso fino al 5 gennaio c’è tempo per eventuali rilanci. Ma dall’Humanitas arriva un fermo no comment sulle decisioni prese dal gruppo.

Don Verzé, morto poche ore prima l’apertura delle buste con le offerte per il San Raffaele , riferiva spesso chi gli stava vicino, soffriva del fatto che qualcuno potesse snaturare la sua creatura.

Ma la situazione era drammatica per l’Irccs di via Olgettina quando a luglio lo stesso sacerdote manager annunciò l’avvicendamento nel cda della Fondazione Centro San Raffaele del Monte Tabor, con l’uscita dei suoi fedelissimi e l’ingresso di Giuseppe Profiti in qualità di vice presidente plenipotenziario, Ettore Gotti Tedeschi, Vittorio Malacalza, Giovanni Maria Flick e i due consiglieri Massimo Clementi e Maurizio Maria Pini (anche loro si sono poi dimessi il 21 ottobre).

Le voci di debiti si rincorrevano ormai da mesi. Il 2011 era cominciato nel segno della crisi: il san Raffaele alle prese con debiti per circa 800 milioni di euro fra esposizione con banche e fornitori e ad aprile la Fondazione impegnata in un progetto di rilancio coordinato dal banchiere Carlo Salvatori, allora membro del Cda.

L’idea è sempre stata quella di concentrarsi sul core business dell’Irccs, cioè le attività di cura e ricerca, la parte “sana” del San Raffaele, e di liberarsi delle zavorre, cioè tutte quelle attività non legate strettamente alla mission. La lista nera è lunga: hotel, un jet di lusso, piantagioni di frutta esotica in Brasile, altri terreni e residence.

La svolta con l’arrivo di Profiti e con l’interessamento dello Ior e della Santa Sede alla situazione del centro da oltre mille posti letto e 57 mila ricoveri l’anno, uno degli istituti che per l’entità delle sue attività riceve dalla Regione Lombardia circa 200 milioni di euro per le prestazioni rimborsate con i Drg e altri fondi per le attività extra budget.

Le brutte notizie per l’Irccs si rincorrono: il suicidio di Mario Cal, il braccio destro di don Verzé, il 18 luglio apre la strada alle inchieste della magistratura su presunti fondi neri.

Il debito secondo nuovi calcoli della società Deloitte lievitano a quasi 1,5 miliardi di euro. Dopo giorni di fibrillazione arriva l’offerta congiunta dello Ior e della famiglia Malacalza (250 milioni), punto di partenza per arrivare alla costituzione della newco su cui si costruirà il rilancio. Nel suo perimetro le attività ospedaliere e sanitarie (compreso Laboraf, Resnati e Science Park) escluso Brasile e il 50% di Blu Energy; tutto il personale; l’accollo del finanziamento Bei e ulteriori passività. Nella proposta di acquisizione rientrano passività per circa 750 milioni di euro.

I giudici del Tribunale fallimentare di Milano ammettono il concordato preventivo presentato per il San Raffaele, pur muovendo alcuni rilievi e criticità, fra cui il possibile conflitto di interessi: il cda, sostiene la Procura, è espressione degli stessi investitori che hanno presentato il piano. Il Tribunale “suggerisce” quindi al cda del San Raffaele di valutare altre proposte migliorative.

Un suggerimento accolto dal board dell’Irccs di via Olgettina che il 30 novembre lancia un bando per raccogliere nuove offerte che siano superiori di almeno il 20% rispetto alla proposta Ior-Malacalza, ossia da 300 milioni in su.