A gennaio si riaccendono i riflettori sul giallo di Avetrana

Ad un anno e mezzo dalla morte di Sara Scazzi, la verità non è venuta totalmente alla luce. Con i primi giorni del nuovo anno si va in aula per cercare di fare luce su chi e perché ha barbaramente assassinato la minorenne pugliese. Sono 124 testimoni e 11 indagati le persone convocate dalla pubblica accusa per deporre nel processo per l’omicidio della giovane tarantina, la cui la data di inizio è stata già fissata per il prossimo 10 gennaio.

Tra gli inquisiti spicca a sorpresa il nome di Angelo Milizia, l’impiegato di banca che dichiarò il falso dicendo che a versare i due assegni di circa quattromila euro, il giorno della scomparsa della ragazza uccisa, era stata Cosima Serrano e non, come provano le perizie calligrafiche, dal marito Michele Misseri. I pubblici ministeri titolari dell’inchiesta, Pietro Argentino e Mariano Buccoliero, gli contestano il reato di falso in scrittura privata in concorso con Misseri la cui posizione e ruolo nel delitto sono ben più gravi del suo presunto complice la cui figura, è bene dirlo, è assolutamente marginale dal punto di vista penale. Quindi, 135 testimonianze in tutto per l’accusa che si sommeranno a quelli della difesa il cui numero, si pensa, potrebbe addirittura equipararsi se non superare il primo.

Un processo molto complicato e sicuramente lungo su cui l’opinione pubblica ha già dato prova di essere molto interessata. Un’attenzione amplificata soprattutto dai mezzi mediatici che stanno già scaldando i motori in attesa di quello che si preannuncia essere l’evento processuale dell’anno che verrà.

Sara Scazzi

Un piccolo “esercito” sarà chiamato a testimoniare contro le due imputate principali, Sabrina Misseri e la madre Cosima Serrano, entrambe in carcere con l’accusa di avere sequestrato e ucciso la quindicenne loro parente e di averne soppresso il cadavere con il concorso di Michele Misseri, padre e marito delle detenute, e di Carmine Misseri e Cosimo Cosma, questi ultimi fratello e nipote del capofamiglia.

Tra i nomi della lista ci sono praticamente tutti gli amici e parenti delle due cugine, da Mariangela Spagnoletti a Francesca Massari a Alessio Pisello con cui si frequentavano nel periodo precedente alla scomparsa. Ma soprattutto Ivano Russo, il giovane ventisettenne che piaceva sia a Sara sia a Sabrina e pertanto ritenuto motivo di attrito e quindi movente del delitto. Tra le testimonianze più attese del processo sicuramente i primi posti li occupano Anna Pisanò, ex amica e frequentatrice della famiglia Misseri e il fioraio Giovanni Buccoliero. La prima avrebbe raccolto confidenze di Sabrina divenute elementi principali di prova a suo carico; il secondo, indagato da valutare in una seconda fase del procedimento, conserverebbe, secondo i pm, la chiave stessa del giallo. Sarà chiamato in aula per raccontare al pubblico e alla corte il presunto sogno del violento sequestro di Sarah nella macchina della zia Cosima.