Italia in lutto è morto Giorgio Bocca

Ci ha lasciati uno dei protagonisti del giornalismo italiano. Bocca ha raccontato nei suoi articoli e nei suoi libri l’ultimo mezzo secolo di vita italiana con rigore analitico e passione civile, improntando sempre il suo stile alla sintesi e alla chiarezza. L’ultimo articolo a sua firma risale al 28 novembre 2011. Il tema: l’alluvione in Liguria. “Il dramma di questo Paese è di avere queste contraddizioni che non possono essere guarite dall’intervento del governo, ma sono connaturate alla storia delle popolazioni” si concludeva il pezzo nella rubrica “L’antitaliano” su L’Espresso. L’articolo sottolineava le responsabilità non solo dei politici ma di tutti gli italiani. Risale invece al novembre 2008, una delle ultime apparizioni in tv, aLe invasioni barbariche su La7. “I giornalisti della mia generazione – disse in quella occasione – erano mossi da un motivo etico: ci eravamo messi tragedie alle spalle, perciò il nostro era un giornalismo abbastanza serio. Oggi la verità non interessa più a nessuno” e “l’editoria è sempre più al servizio della pubblicità”.

Nato a Cuneo il 28 agosto del 1920, Bocca iniziò a scrivere già a metà degli anni 30, su periodici locali e poi sul settimanale cuneese La Provincia Grande. Durante la guerra si arruolò come allievo ufficiale alpino e dopo l’armistizio fu tra i fondatori delle formazioni partigiane di Giustizia e Libertà. Riprese allora l’attività giornalistica, scrivendo per il giornale di GL, poi lavorando per la Gazzetta del Popolo, per l’Europeo e per Il Giorno e segnalandosi per le grandi inchieste. Nel 1976 fu tra i fondatori del quotidiano la Repubblica, con cui ha sempre continuato a collaborare.

Il prossimo 11 gennaio uscirà postumo, per Feltrinelli, il nuovo volume Grazie no, un pamphlet contro chi si è assuefatto all’Italia di oggi, dove cose che dovrebbero fare indignare passano sotto silenzio. Sette, in particolare, secondo Bocca, i punti a cui ribellarsi: la crescita folle; la produttività, il nuovo dio; la lingua impura; il dominio della finanza; la corruzione generale; la fine del giornalismo; l’Italia senza speranza. “La gente oggi è più ricca ma è peggiorata culturalmente e intellettualmente” dice il giornalista nella video-intervista che accompagna la scheda del volume. E ancora: “È una crisi di cui nessuno sa niente, nessuno sa quando è cominciata e come finirà. Mai nella storia dell’umanità si era arrivati ad una oscurità di questo genere”.